Lo scorso 8 ottobre il Consiglio comunale di Pesaro ha approvato la riduzione da 8 a 7 degli istituti comprensivi del territorio abolendo l’attuale Istituto “Tonelli” che serve principalmente le zone di Vismara, Cattabrighe, S. Maria delle Fabbrecce, Case Bruciate e Borgo S. Maria. In altre parole il Comune ha deciso di chiudere definitivamente un intero Istituto Comprensivo (ovvero scuola dell’infanzia, primaria e media) per mancanza di bambini. «Il continuo calo della natalità – ha spiegato l’assessore Giuliana Ceccarelli – e la consistente diminuzione delle iscrizioni nelle scuole, ha richiesto una valutazione. Con un calo della popolazione del 25%. sono tre gli istituti in sofferenza – ha aggiunto l’assessore – Galilei, Tonelli e Olivieri». E il consigliere di maggioranza Rito Briglia, annunciando la sua astensione al voto, ha evidenziato come i «numeri del calo demografico sono potenzialmente disastrosi perché fra 10 anni ci troveremo di fronte ad una situazione molto negativa».
Analisi. Il mensile Tuttoscuola ha analizzato i dati delle iscrizioni nell’ultimo quinquennio, cioè dall’anno scolastico 2014-2015 al 2018-2019. La scuola dell’infanzia ha perso 103.500 iscritti, pari a un calo di oltre il 10%, passando da 1.021.799 alunni del 2014 a 918.299 quest’anno. «Quasi la metà – si legge nel report di Tuttoscuola – si è registrata nel Mezzogiorno (51.637 iscritti in meno nel quinquennio) e poco meno di un terzo nelle scuole del Nord». Un calo importante degli iscritti si è registrato anche alla scuola primaria, che in cinque anni ha perso 42mila alunni di prima, pari a una contrazione dell’8%. «L’onda lunga della denatalità – prosegue l’analisi di Tuttoscuola – sta interessando i primi settori del sistema, ma nei prossimi anni si estenderà ai settori scolastici successivi, se pur in forma ridotta, probabilmente per il mancato precedente apporto di alunni con cittadinanza non italiana che in parte stanno lasciando con le loro famiglie il nostro Paese». Passando alle scuole superiori, quelle di primo grado hanno perso oltre 11mila iscritti al primo anno (-2%), mentre quelle di secondo grado hanno fatto registrare 22.600 studenti in meno al primo anno (-3,7%).
Popolazione. Nel corso di quest’anno scolastico le scuole italiane sono dunque frequentate da 70mila bambini in meno rispetto all’anno precedente. E negli ultimi tre anni sono spariti dalle nostre aule quasi 190mila alunni. È l’effetto diretto del crollo demografico, il gigantesco macigno che ostruisce oggi la strada dello sviluppo del nostro Paese. L’Italia è l’unico Paese europeo che sta perdendo popolazione: negli anni 2015-2018 la popolazione italiana è diminuita di 300mila unità. Al contrario, nello stesso periodo i cittadini tedeschi sono aumentati di ben 2 milioni di unità e quelli francesi di 760mila unità. Il deficit demografico italiano, inoltre, sta facendo saltare l’equilibrio generazionale: il rapporto tra numero di persone con più di 65 anni e quelle con meno di 15, che era pari a 62 anziani ogni 100 giovani nel 1981, è arrivato addirittura a 168,7 nel 2018.
Rimedi. I rimedi sono noti: politiche fiscali e sociali per favorire la conciliazione maternità-lavoro ed il supporto economico alle coppie, politiche industriali per far crescere la produttività, politiche del lavoro per aumentare il tasso di occupazione dei giovani e delle donne.
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