Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, affermò che Raffaello, senza Urbino, non sarebbe diventato Raffaello. La locuzione vale anche per Mario Logli, a cui l’Amministrazione Comunale ha conferito la cittadinanza onoraria per i grandi meriti artistici conseguiti nella capitale del Rinascimento, ed in ambito internazionale. Logli è nato nei pressi del Palazzo Ducale. Ha giocato nel cortile di quel Palazzo che ha per tetto il cielo, ed ha frequentato la Scuola del Libro, dentro il Castellare di quella reggia. Il suo animo sensibile, è conquistato, più che dallo studio, dalle forme, dalle architetture e dai scenari paesaggistici che si diramano dall’alto dei Torricini e dalle ampie finestre aperte sul territorio. Delle Vigne, di Cal Paciotto e dell’Appennino lontano in direzione di Firenze. Le vedute che ammirava il grande Federico dal suo Studiolo. Una suggestione che lo conquista subito e non lo abbandona più. In quella Scuola del Libro Logli apprende le tecniche pittoriche, di scrittura e incisorie che sperimenta subito. Nei papiri delle matricole dell’Università o
nell’insegna del nuovo Cinema Ducale. E subito dopo la scuola allarga le sue conoscenze andando a far pratica o ad apprendere saperi nuovi nella Bottega d’arte del ceramista, scultore, acquafortista Armando De Santi, un insegnante che era uscito dalla stessa Scuola, originale e bizzarro, apprezzato dal Magnifico Rettore Carlo Bo che l’aveva definito “l’irregolare delle Cesane”, perché tra quei monti che guardano verso il mare e verso la Flaminia per Roma, aveva lo studio. Quel personaggio ispirò lo stilista Piero Guidi e Mario Logli maturò il salto presso l’editrice Garzanti a Milano. Per passare poi alla De Agostini Edizioni. Nella capitale lombarda inizia la sua proiezione nazionale e
internazionale perché il suo operare non si disgiunge mai dal sogno creativo, dall’aprirsi a nuove scenografie, teatrali e cartacee. Incrocia Giorgio Strehler ed Ezio Frigerio che ne apprezzano la perizia nel disegno delle scenografie e dei costumi. Lo portano con loro al “Piccolo di Milano”. E negli ampi scenari teatrali traspare sempre l’imprinting del bello, appreso nella “città dell’anima”, in quel Palazzo che ha ispirato Piero della Francesca, Bramante, Raffaello, Torquato Tasso, ed in quella Scuola del Libro, dove si sono formati i grandi incisori dell’Italia di ieri e di oggi. Nel segno del Rinascimento ducale.
L’Amministrazione Comunale recupera Mario Logli, emigrato a Milano, con la cittadinanza onoraria, richiamando i suoi maggiori successi, le Mostre i riconoscimenti internazionali: a Milano, a Stoccarda, al Festival di Spoleto, al Museo Laforet di Tokyo. Diventando, così è scritto nelle motivazioni, l’ambasciatore nel mondo della città di Urbino. E, per la cerimonia di consegna si è scelto il Palazzo ducale, la città a forma di Palazzo, che papa Clemente XI, Albani, definì “l’unico Palazzo dello Stato Pontificio degno di un Re” quando ospitò nel 1717-18, l’erede al trono d’Inghilterra Giacomo III Stuart, la cui effigie è da allora appesa nel Museo di San Giuseppe, di cui il Re inglese era Confratello.
Sergio Pretelli