Continua l’incontro con le storie di vita incontrate al Centro di ascolto diocesano della Caritas in preparazione alla Giornata mondiale dei Poveri del prossimo 17 novembre. “[…] Il povero sa che Dio non lo può abbandonare… Il suo aiuto si estende oltre la condizione attuale di sofferenza per delineare un cammino di liberazione che trasforma il cuore, perché lo sostiene dal più profondo” (Papa Francesco).
Ho conosciuto Claudio (nome di fantasia) nel 2016 al centro di ascolto della Caritas Diocesana, inviato dall’assistente sociale dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) del Tribunale di Ancona; a distanza di 3 anni attraverso questa piccola intervista vi raccontiamo la sua storia, un percorso che testimonia speranza, fiducia, vita.
Claudio quando hai conosciuto Caritas?
Ero detenuto alla casa circondariale di Pescara da 10 anni e svolgevo un’attività d volontariato; poi sono stato trasferito a Pesaro e mi sono rivolto alla Caritas di Fano, dove abita la mia famiglia.
Di che cosa avevi bisogno in quel periodo?
Avevo bisogno di un lavoro, anche un’occupazione minima che mi permettesse di fare richiesta di una misura alternativa alla detenzione, attraverso l’affidamento in prova ai Servizi Sociali. La Caritas di Fano attraverso un progetto condiviso con l’assistente sociale dell’UEPE mi ha permesso di iniziare questo percorso, trovando sul territorio qualcuno disponibile ad accogliermi. Ho quindi iniziato un tirocinio in una cooperativa agricola del territorio e una volta a settimana anche una attività di volontariato nella ridistribuzione dell’ortofrutta alle famiglie in difficoltà.
Quali difficoltà hai incontrato, una volta uscito dal carcere?
Volevo stare vicino a mia moglie che ha problemi di salute, tra alti e bassi ci siamo sempre sostenuti a vicenda; la mia assenza da casa è stata lunga e pesante, abbiamo dovuto ricominciare dalle dinamiche relazionali.
Volevo ripartire dal lavoro, mettermi in gioco nel settore della nautica in cui avevo già esperienza; non ho concluso il tirocinio perché sono riuscito a trovare un contratto di lavoro; però quando ho ripreso a lavorare in una ditta si sono approfittati di me e per 4 mesi non sono stato pagato. Ho dovuto ricominciare da capo, sostenuto dai miei figli che oggi con il mio aiuto si sono attivati aprendo una ditta, e io lavoro per loro e con loro, insegnando la mia professione.
Quali risorse hai dovuto tirare fuori?
La determinazione, sostenuta dall’amore di mia moglie; senza non avrei potuto fare nulla. Quando sono uscito passeggiavamo per strada per mano, al mercato. La cosa più bella, sentirmi libero, avere le finestre senza sbarre! La cosa più strana invece vedere gli smartphone e capire come usarli!
Quali speranze per il futuro?
Per il futuro sogno di aiutare i miei figli a diventare indipendenti e competenti nel lavoro; poi sto aspettando di poter diventare il donatore per mia moglie con il trapianto che aspetta da tempo. E in futuro, sempre sognando, aprire un’attività con lei, un tabacchi…un’edicola.
VALENTINA STICCA