L’8 ottobre di cent’anni fa (1919) nasceva a Urbania Maria Teresa Carloni. È dovere per la Chiesa urbinate ricordarla anche perché l’Arcivescovo monsignor Giovanni Tani ne ha aperto l’inchiesta diocesana per la beatificazione e la canonizzazione. Abbiamo ora bisogno di conoscerla bene, perché é vissuta tra noi senza che ci accorgessimo delle sue elevate qualità umane, spirituali e soprattutto religiose e mistiche che l’hanno resa mirabile innanzitutto presso i Pontefici del tempo e poi presso cardinali, vescovi e tanti sacerdoti e laici della “Chiesa del silenzio” schiacciata dal regime marxista. È vissuta nascosta agli occhi della gente ed ha compiuto un impareggiabile cammino di santità nel segreto del confessionale e nelle mani di Dio fino al “matrimonio mistico” che le permise di diventare “sposa” di Gesù, il quale le aveva chiesto di essere “Piccola Ostia Crocifissa” vivendo “povera, abbandonata e disprezzata”. Sempre sola con Lui e per Lui. Plasmata, modellata e conformata da Lui, è stata crocifissa come Gesù che le ha permesso di servire la Chiesa perseguitata nei luoghi più nascosti della sofferenza della “Chiesa sotterranea” dell’Est come quella delle catacombe ai tempi di Nerone, dove nessuno poteva sapere e conoscere qualcosa sul sangue versato da tanti cristiani imprigionati, flagellati, torturati e sottoposti a crudeltà indescrivibili ed uccisi sotto i regimi atei e in odio a Dio ed alla Chiesa.
Polonia. Questo nostro ricordo doveroso coincide, per un evidente disegno della Provvidenza, con la promulgazione del decreto di Papa Francesco del 3 ottobre scorso per la beatificazione del Card. Stefano Wyszyński di Varsavia, che Maria Teresa visitò in carcere il 6 dicembre 1954 varcando misteriosamente le mura e le porte del carcere e sorvolando in un baleno mari e monti ed i blindati portoni di quella galera. Maria Teresa Carloni era diventata, per un divino progetto, il collegamento tra il Sommo Pontefice (da Pio XII in poi) ed i Pastori e sacerdoti terribilmente perseguitati. Il card. Wyszyński fu tenuto in carcere per 3 anni. Fu visitato più volte da Maria Teresa e, per riconoscenza, é venuto a Urbania il 9 novembre 1964 nella sua casa, dove anch’io l’ho salutato e mi sono sentito fortemente abbracciato.
Misticismo. Dopo la morte di Maria Teresa, il padre spirituale Don Cristoforo Campana – caduto il segreto confessionale – ha gradualmente iniziato a svelarci le grandi opere compiute dal Signore tramite lei in quelle terre sconvolte dall’ateismo. Ha visitato e aiutato il card. Mindszenty di Ungheria (8 anni di carcere), il card. Beran di Praga (5 anni nei lager nazisti); il card. Stepinac di Zagabria (lavori forzati per 16 anni e già “beato”); il card. Slipyi di Leopoli (lunga prigionia in Siberia) e perfino tanti sacerdoti clandestini che vivevano facendo lustrascarpe. Si è fatta presente nei momenti di carneficine e di forte dolore umano in Polonia, in Slovacchia, in Austria, in Ucraina, in Germania, in Bosnia, in Croazia, Estonia, Lituania, Bulgaria fino alla Cina e l’Africa. Di tutto relazionava personalmente al Papa. Ebbe il dono della “glossolalia”, che le permetteva di parlare la lingua del posto, compresi i dialetti. Pregava notte e giorno, faceva penitenze, scriveva e componeva preghiere. Una volta alla settimana era solita vivere le tre ore di agonia come Gesù sulla Croce e ci confidava che è tra quei martiri del comunismo che uscirà presto una schiera di santi che sta facendo bella la Chiesa.
GIUSEPPE MANGANI