URBINO – Molti fedeli provenienti da tante parrocchie dell’arcidiocesi si sono ritrovati nella chiesa di San Domenico per dare inizio al nuovo anno pastorale, chiamati ed invitati dal Signore a svolgere la propria missione. Sacerdoti, diaconi, religiosi, lettori, accoliti, catechisti, giovani, famiglie, ministri straordinari della comunione, insegnanti di religione si sono ritrovati per chiedere al Signore l’aiuto del Suo Spirito perché dia forza e freschezza alle attività che sono chiamati a compiere nelle rispettive comunità. Tutti uniti attorno all’Arcivescovo che ha presieduto la celebrazione eucaristica. Non ci poteva essere brano di Vangelo più eloquente per motivare tutti gli operatori pastorali in questa nuova partenza.
Ringraziare. «Siamo qui», ha detto Mons. Tani, «per fare eucaristia, ossia per ringraziare, come ha fatto il lebbroso che si è visto guarito. Anche noi siamo stati guariti: Gesù ci ha liberato dal peccato e dalla morte. L’incontro personale con Gesù, il riconoscerlo come nostro Salvatore e Maestro, il pregarlo chiamandolo per nome: “Gesù abbi pietà di noi”, ci rende capaci di discernere nelle varie circostanze ciò che ci giova e ciò che ci intralcia». Mettersi in movimento. Il brano del Vangelo è un incitamento a mettersi in movimento, a spingersi fuori da se stessi, a tessere relazioni: movimento di Gesù, movimento verso di Lui, movimento a partire da Lui. «La nostra vita di Chiesa», ha aggiunto l’Arcivescovo, «è chiamata ad essere un continuo camminare, andare, incontrare, entrare, tornare. Sentiamo che la missione è parte essenziale della nostra vita di battezzati, come preti e laici. Non siamo i migliori, ma abbiamo avuto il dono di sentirci chiamati a servire i fratelli perché incontrino Gesù: il vero Guaritore.
Cercare la salvezza e non soltanto la guarigione. Nella stessa pagina evangelica, Gesù ricorda che nove dei dieci lebbrosi guariti non mostrano un rapporto di riconoscenza, ossia sono solo guariti ma non salvati. Guariti dalla lebbra, ma non salvati dal peccato e della morte. “Dove sono gli altri nove?”. «Gesù ci chiede», ha sottolineato Mons. Tani, «di prenderci cura di loro. Siamo chiamati ad essere Chiesa, ovvero “il segno e lo strumento” che Dio sceglie per raggiungere gli altri. A quell’unico che è tornato a ringraziarlo ha detto “Alzati e va”, e oggi questo lo ripete anche a noi».
Unità Pastorali e responsabilità dei laici. E’ seguito quindi, anche alla luce del Vangelo, l’invito e il mandato, da parte del nostro Pastore, a dare il proprio contributo per portare a termine il Sinodo diocesano. I delegati approfondiranno alcuni temi, già emersi negli incontri precedenti, ed in particolare il valore e i compiti delle Unità Pastorali e la responsibilità dei laici all’interno della Chiesa e nella loro missione nel mondo, in modo da camminare consapevolmente nelle mutate condizioni del nostro tempo. Il coro diocesano, diretto da don Daniele Brivio, ha accompagnato con canti e musiche, il solenne rito.
Giuseppe Magnanelli