Il Vangelo di questa domenica ci mette a disagio perché non riusciamo a comprenderne appieno il significato. Siamo di fronte ad un amministratore disonesto che viene lodato per la sua scaltrezza. Quando é chiamato dal padrone a rendere conto della sua attività, si accorge di non essere riuscito nemmeno ad accumulare granché, tanto da essere costretto eventualmente ad andare a zappare o mendicare. Allora decide di cambiare strategia. Non investe più in denari rubati ma in amici, quindi regala olio, grano, vita e il padrone nel vedere la loro gioia è felice. L’amministratore è convinto che questi doni gli permetteranno di essere accolto nelle loro case. Il padrone lo loda non per la disonestà, bensì per il cambio di comportamento: i beni messi a servizio dell’amicizia. Capisce che l’unica salvezza per lui è iniziare a rimettere i debiti e ad usare i beni secondo la logica del padrone, perché quello che conta è la misericordia e non il denaro. Nessuno di noi riuscirà ad essere perfetto, nessuno riuscirà ad aggiustare tutto della propria amministrazione, ognuno ha tanto da correggersi, sapendo che i conti non torneranno mai. E allora come salvarsi? Rimettere i debiti e abbassare le pretese. La ricchezza deve servire Dio e non il contrario. Non siamo chiamati a non guadagnare, bensì a mettere il denaro al servizio della volontà del Signore. Tutta la realtà economica o è finalizzata all’amore o è la porta di un enorme inganno e di un grande fallimento esistenziale. Si salveranno solamente coloro che riusciranno a creare relazioni e non fortune economiche. Tutta la parabola è sintetizzata nell’esortazione di farsi degli amici donando loro il più possibile, affinché costoro “ci accolgano nella casa del cielo”. «Il Signore ci invita», ha detto padre Luca Gabrielli, «ad avere amici ai quali facciamo loro del bene, con gesti di attenzione o di carità , fino a quando possiamo amministrare la nostra vita». L’importante però è che siano «amici spirituali che ci ripagano con le preghiere, con le benedizioni, non tanto con i soldi. Tutte le persone che sosteniamo quaggiù, saranno una fonte di aiuto a nostro favore, quando saremo lassù», ha concluso il parroco.
GIUSEPPE MAGNANELLI