Oggi assistiamo in Europa alla tentazione di chiudersi di fronte a un mondo ritenuto troppo grande, di fronte alla sfida del confronto fra persone e popoli diversi. Ma la “Buona Notizia” del Vangelo ha insegnato ai popoli europei ad arricchire la vita di umanità, andando al di là di censi e ruoli, cioè accogliendo ogni persona. Che cosa accomuna oggi quella Buona Notizia con la tentazione di vivere soltanto per sé? Tentazione nella quale il nostro continente sembra sprofondare sempre più. Ma, vivendo solo per sé, l’uomo muore; si spegne l’idea di comunità e infine di nazione. Così l’Europa rischia il congedo da una Storia fatta di popoli plurali.
Ripensare alle “radici”, ai valori fondativi, può aiutarci a ripensare l’Europa. Perché le radici non hanno a che fare con la fissità del passato. Le radici sono qualcosa di essenziale, fanno sì che la vita abbia sempre un seguito nuovo e creativo. Sono insieme linfa e memoria, elementi indispensabili per nutrire la vita di significato.
In questo senso San Benedetto da Norcia, patriarca del monachesimo occidentale e patrono d’Europa, ha ancora molto da insegnarci. Nel solco della sua Regola, sorsero nel continente europeo centri di preghiera, cultura e di ospitalità per poveri e pellegrini. La spiritualità di Benedetto non era un’interiorità fuori dalla realtà. Nell’inquietudine e nella confusione del suo tempo, egli non perse mai di vista i doveri della vita quotidiana e l’uomo con i suoi bisogni concreti.
Anche i Padri Fondatori, che credevano ad un’Europa come progetto di pace, di sviluppo, di tutela dei singoli e della collettività, hanno molto da insegnarci.
Noi cittadini europei, sul loro esempio e incoraggiati dalla scuola del Vangelo, possiamo dare inizio ad una nuova forza creativa capace di spezzare le paure. In questo tempo in cui trionfa l’individualismo a scapito dei legami di solidarietà, rinvigoriamo la capacità di unire e non di dividere, e lavoriamo ancora di più sulla cultura del rispetto reciproco, fino a recuperare diritti per tutti. Con l’impegno di educazione al dialogo, alla legalità, nella formazione delle coscienze, il cambiamento sarà possibile.
Da questi valori può nascere una nuova idea di Europa: se non si vuole che nei prossimi anni l’intero progetto europeo frani sotto i colpi di interessi nazionali divergenti, è allora urgente aprire una discussione su che cosa vuol dire essere europei, a partire da questi presupposti antropologici e spirituali. Una discussione che, prima di essere politica, è culturale e spirituale.
Costruire un’Europa nuova significa intraprendere un’opera architettonica etica, capace di plasmare il rapporto delle persone tra loro.
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CIRCOLO BACHELET PESARO