“Fatevi santi!” era il monito di P. Giuseppe Bocci, cappuccino e Servo di Dio. La sua missione è stata quella di indicare a tutti la via per giungere alla santità: seguire Gesù nel sacrificio.
La santità è assimilazione di Gesù, è la fede che si consuma nella carità. La santità resta un dovere di tutti, perché Gesù invita tutti alla santità e nessuno è escluso da essa. Il Servo di Dio ritorna spesso sul sacrificio che costituisce lo strumento più valido e più breve per giungere a Gesù: il sacrificio è la scorciatoia che Gesù fa prendere alle anime per farle giungere facilmente alla perfezione. Il cristiano che desidera giungere alla perfezione deve, secondo P. Bocci, tenere sempre fisso lo sguardo al fine della nostra vita, cioè alla santità. Un coltello è fatto per tagliare, la penna per scrivere, la scopa per pulire; se tali strumenti vengono meno al proprio fine, si gettano via. Così se non si opera per la santità, è vano il soffrire, l’appartenere ad una religione santa, l’aver ricevuto tanti mezzi di santificazione. Ma non basta ricordare il fine: bisogna operare in conformità. Se si vuole andare in un luogo, non basta ricordare il punto di arrivo, ma bisogna mettersi per la strada che ad esso conduce. Che gioverebbe ricordare il fine e poi andar vagando per campi? Sarebbe stoltezza! Perché cercare scopi diversi dalla santità? La vita ci è stata concessa per amare Dio che è il nostro fine ultimo. Non è possibile che l’anima spirituale, immortale, con le sue infinite aspirazioni sia stata creata per le cose fragili, caduche e miserabili. Il suo fine è raggiungere Dio e per questo non basta ascoltare qualche messa con la mente divagata, non basta accostarsi ai sacramenti per abitudine, non basta fare qualche elemosina, non basta tenere scapolari, medaglie con sé o qualche quadro devozionale a capo del letto, non basta ricevere i conforti della religione e qualche benedizione televisiva del Santo Padre. È necessario osservare tutta intera la somma dei doveri che ci legano a Dio e al prossimo, e perseverare fino alla fine.
DANTE SIMONCELLI