Sembra una favola ma è tutto vero. Cresce costantemente la distanza tra ceti sociali alti e bassi e i primi, più ricchi, avranno sempre meno bisogno degli altri. Si sono costruiti mondi su misura: grattacieli imponenti, ville e villaggi come castelli impenetrabili, mentre gli altri girano intorno normalmente ignorati. Con questo quadro si presenta il recente Report edito da Oxfam. Il quale evidenzia, inoltre, come i ricchi del mondo possiedano un patrimonio pari alla metà di tutto quello dell’intera popolazione terrestre. Questa disuguaglianza sociale aumenta in modo costante e, secondo i ricercatori, segna il fallimento della teoria delle “ricadute favorevoli”, non è detto infatti che l’arricchimento di alcuni porterà indirettamente a migliorare le condizioni degli altri. Evidentemente, le politiche dei Paesi non sono state dirette alla redistribuzione. Lo si ricava anche dalle politiche fiscali che hanno vistosamente ridotto le imposte sui patrimoni. Il Report osserva che, se l’1% dei più ricchi pagasse lo 0,5% in più di tasse, le risorse potrebbero pagare la scuola a 260 milioni di bambini. Un dolce amaro per chi vive di speranza!
E così si finisce per costruire muri di separazione sempre più spessi. Ma dove sono finite le politiche economiche? Persiste, almeno in Italia, una classe dirigente che ha portato il Paese sull’orlo di un crollo. Non solo. Accarezza anche la pessima idea di una razionalizzazione delle distanze, riducendo lo stivale a tronconi in base al censo. Ma a preoccupare di più è il sostanziale disinteresse verso una economia orientata alla creazione di ricchezza per il bene comune. È ovvio che prima si fa la torta e poi la si distribuisce con equità. Non sorprende la cocente attualità della parabola di coloro che non incidono e raccolgono le briciole cadute dalla tavola dei ricchi epuloni.Urge ricostruire la “città dei cittadini” sui valori culturali smarriti lungo la strada, raccogliere semplicemente la naturale dignità di ogni persona umana al di là e al di sopra di ogni eventuale differenza.
Bisogna avviare un nuovo umanesimo e non far finta che l’“Ecce homo” non sia mai esistito. Ecco, prepotentemente, affacciarsi la questione morale. Prelevo alcune parole di papa Francesco dalla Evangelii Gaudium: “Per sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, si è sviluppata una globalizzazione dell’Indifferenza. Quasi senza accorgerci diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri. Inoltre la cultura del benessere ci anestetizza, ci alteriamo per un nonnulla che non abbiamo ancora e lo spettacolo delle tante vite stroncate dal bisogno non ci turba in alcun modo”.