Si è svolta presso la parrocchia della Gran Madre di Dio l’Assemblea diocesana della Carità, organizzata dall’Ufficio pastorale Caritas sul tema dell’accoglienza delle fragilità. Dopo la Santa Messa presieduta dal Vescovo, l’ascolto della relazione di Giovanni Paolo Ramonda, responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Comunità. “In questo momento storico abbiamo bisogno di sentirci più comunità, aiutare chi ne ha più bisogno per portarli fuori da una condizione di marginalità… non ci possono essere scarti, ma soltanto cittadini”. Ha cominciato così la propria relazione Ramonda, riportando le parole che il Presidente Sergio Mattarella ha rivolto loro durante la visita dello scorso dicembre alla Comunità. L’opera di accoglienza è oggi sempre più preziosa. Basta osservare pochi semplici dati: il 35% degli italiani è pessimista nei confronti del futuro; il 69% non vorrebbe avere come vicini di casa i rom; il 52% è convinto che si faccia più per gli immigrati che per gli italiani; la forbice della disuguaglianza sociale ed economica si è allargata, con un aumento dal 2014 di quasi il 7%. Siamo una società di persone sempre più connesse, ma anche una società di persone che sempre più si lasciano, si abbandonano.
Carità. Nonostante questo quadro, sostiene Ramonda, non dobbiamo aver paura di stare nel mondo, ma sentire e vivere il nostro mandato in risposta ai diversi bisogni rilevati. La pedagogia della carità, spiega, è quella in cui mi coinvolgo di persona, ci metto la faccia e poi coinvolgo anche altri. Cita anche Papa Francesco, in particolare l’invito rivolto ai giovani nella “Christus vivit”: “L’impegno sociale e il contatto diretto con i poveri restano un’occasione fondamentale di scoperta o approfondimento della fede e di discernimento della propria vocazione” (n. 170).
Camminare insieme. Uno dei punti più importanti evidenziati è il “camminare insieme”, mettendo in luce la potenzialità del cammino sinodale avviato, un cammino fatto di discernimento e dialogo tra diversi, uniti nel vivere gli insegnamenti del Maestro. Il tema ha, infine, portato gli uffici pastorali a condividere diversi spunti di riflessione per una Chiesa e una comunità rinnovata. Si è sottolineato come il catechismo e l’iniziazione cristiana possano mostrare un volto di Madre nell’accoglienza dei più piccoli e delle loro famiglie. Queste ultime spesso appesantite da conflitti e fragilità, o caratterizzate da situazioni complesse, dalle separazioni alle disabilità. La catechesi cerca di integrare tutti i bambini e ragazzi indipendentemente dalle loro condizioni socio-culturali, familiari o di salute.
Missionarietà. La missionarietà della nostra Diocesi analizza altri aspetti della fragilità, come la mancanza di fiducia e di relazione, la paura, la mancanza di un lavoro che restituisca dignità, l’incapacità di scendere in profondità e il primato della fugacità a scapito della consapevolezza delle proprie scelte. La proposta è quella di camminare insieme alla Parola guardando l’altro con i suoi stessi occhi, mentre Dio amandoci, trasforma le fragilità in opportunità. Anche dai membri delle comunità presenti sono emerse riflessioni sull’importanza del sapersi mettere nei panni del diverso, sentirsi amati e ringraziare il Signore, lasciandoci riempire da lui.