Non tira una buona aria per la famiglia. Anche l’imminente avvio del Congresso Mondiale delle Famiglie, che quest’anno si svolgerà a Verona, vede il riacutizzarsi di antiche posizioni ideologiche ostili alla famiglia naturale. Quella «fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna» e che «assume un’importanza e una missione essenziali» nella «delicata situazione del mondo odierno». Lo ha ricordato Papa Francesco, nel suo discorso dal sagrato del Santuario della Santa Casa di Loreto lo scorso 25 marzo.
Il fatto è che sulla famiglia pesano ancora storici retaggi. In Italia tiene ancora banco una cultura individualista ed elitaria, di fatto antifamiliare. Una cultura che ha sempre osteggiato l’idea della famiglia come “valore pubblico”. Si vorrebbe, insomma, che la famiglia restasse una questione privata. Estranea al bene comune e a qualsiasi interesse del Paese. La cultura marxista l’ha sempre considerata un luogo di oppressione e di condizionamento della libertà individuale, che si propone e ri-propone sulla sovrastruttura sociale nella forma dei rapporti di forza della società capitalistica. Un modello che emerge già, nella sua sostanza espressiva, in Friedrich Engels. Nell’opera dal titolo “L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” la famiglia appare come fissa ossessione, insieme ad altre due negatività: lo Stato e la proprietà privata. L’aver relegato la famiglia a questione privatistica ha di fatto deresponsabilizzato la politica e le istituzioni dall’intervenire in maniera decisa in suo aiuto. Si capisce bene la conseguenza di questo. Se la famiglia è un fatto privato, ognuno deve provvedersi da solo