Complice il convegno di Verona si è fatto un gran parlare della famiglia tradizionale, in genere con connotazioni negative o addirittura spregiative, contrapponendola ad altre formazioni sociali che vorrei evitare di specificare nei particolari. Intanto a mio sommesso parere non esiste la famiglia tradizionale ma soltanto la famiglia senza aggiunte e specificazioni. È formata da un uomo, una donna e relativa prole. Per casi disgraziati potrebbe mancare uno dei tre componenti ma sempre di famiglia si tratta. Sembra naturale che la famiglia sia dedicata alla procreazione di figli e se questi mancano c’erano pur sempre le condizioni o la possibilità di farli. Attenzione, non si tratta della presenza o meno del matrimonio (civile o religioso) ma dell’unione di un uomo e una donna che decidono di far proseguire la vita. Gli spiritosi, per stigmatizzare la presenza di alcuni politici, dicono che amano la famiglia tanto da averne più d’una. Questo è un loro problema che non ci permettiamo di giudicare.
Ognuno, sotto le lenzuola, fa quello che la coscienza gli detta ed altre formazioni sociali (uomo-uomo, donna-donna o quant’altro la fantasia umana può escogitare) non sono e non saranno mai una famiglia. C’è una legge sui diritti civili che permette vari (troppi?) tipi di unione, allora perché questo attacco insistente e concentrato sulla cosiddetta famiglia tradizionale. La Costituzione in diversi articoli ne parla, raccomandando che lo Stato la protegga e le tuteli, ma è stata scritta tanto tempo fa da anziani signori che non sono più al mondo. Allora che vogliamo fare; abolire e riscrivere la Costituzione? Non mi sembra il caso. Invece qualche norma che aiuti la maternità e la paternità dedicando seriamente dei capitoli di spesa a questo settore non mi sembra un’idea sbagliata. Un amico esperto di agricoltura mi dice; se un pero fa le pere è un pero, se fa le mele è altro.