Si è concluso con un rosario all’Abbadia di San Tommaso in Foglia il mese di maggio dell’unità pastorale di Montelabbate e Apsella. Un appuntamento organizzato dal parroco don Luigi Fechet (che ha accompagnato i presenti con interessanti spiegazioni), che ha visto una piccola statua della Madonna di Loreto sostare ogni sera nei giardini e nelle strade del paese per invitare alla preghiera gli abitanti dei diversi quartieri. Ogni domenica l’effigie ha fatto tappa in una delle tante cappelle di cui il territorio è disseminato, rianimando nella gente la memoria di questi antichi luoghi di culto.
L’Arena. Si è partiti dalla cappella del cimitero comunale, edificato nel 1912. Al contrario di quello che si possa pensare, è stato molto emozionante pregare alla sola luce della cappella e delle tante fiammelle delle sepolture. La sosta al cimitero ha ovviamente rappresentato anche l’occasione per una preghiera in suffragio di tutti i defunti e per un breve ricordo dei sacerdoti e dei parroci che in esso riposano: don Paolo Bonaparte (1853-1904), don Nazzareno Angelini (1920-1940) e don Alfio Ciarimboli (1958-1978). È stata quindi la volta della cappella dell’Arena, dedicata all’Immacolata Concezione e ai Santi Francesco e Giacomo. Costruito nel 1711 per volontà di due fratelli sacerdoti, il piccolo oratorio sorge al centro di un fertile ed ampio pianoro lungo il fiume Foglia, tra gli abitati di Montelabbate e Montecchio. Una zona anticamente molto frequentata per il commercio della sabbia (l’arena appunto) che si estraeva dall’alveo fluviale.
San Rocco. Dalla vallata si è poi passati sul colle, in vetta a quel “monte dell’abate” in cui attorno all’XI secolo fu edificato l’omonimo castello. Dell’antico fortilizio oggi rimane ben poco: la cinta muraria, il torrione di levante e una piccola stanza che un tempo fu la cappella di San Rocco. Ed è proprio nei pressi di questo luogo sacro che si è recitato il rosario, rievocando poi la sua storia. La cappella di San Rocco fu eretta nel 1758 in memoria della chiesa di San Martino che fu sede parrocchiale nei secoli d’oro del castello e che poi si dovette abbattere per via di una frana che l’aveva irrimediabilmente danneggiata. L’oratorio, dedicato al santo protettore dalla peste e dalle epidemie, fu officiato per poco tempo perché con l’avvento dei governi napoleonici e l’emanazione dell’Editto di Saint Claude s’iniziò a utilizzare come cimitero. Oggi al suo interno non c’è nulla che ricordi una chiesa: resta solo il grande sepolcro al centro della stanza. Con l’attiguo torrione di levante, la cappella di San Rocco costituisce una delle poche strutture rimaste del castello che abbisognano di un urgente intervento di recupero.
Sant’Anna. La stazione successiva si è svolta presso la cappella di Sant’Anna che sorge sulla collina, tra il borgo e il castello. Davvero singolari le vicende legate a questo grazioso oratorio, fondato sul finire del ‘700 dalla benestante famiglia Donati. Sui primi dell’Ottocento infatti la chiesetta e il bel casolare annesso furono acquistati da Giovanni Rosa, valente veterinario massone e mangiapreti, giunto a Pesaro da Milano per occuparsi dell’enorme scuderia che la pricipessa Carolina di Brunswik aveva impiantato a Villa Vittoria. Nel dipinto raffigurante la Madonna della Misericordia – alla quale l’oratorio è dedicato – il popolo da sempre riconosce Sant’Anna, patrona delle partorienti. La cappella dunque era meta di tutte le donne del circondario che vi andavano a pregare e ad accendere un cero per avere un buon parto: si diceva infatti che quando la candela si fosse consumata il bambino sarebbe nato. Come ringraziamento per la buona riuscita del parto le pueprere poi portavano bracciali, orecchini e altri oggetti preziosi.
Scuola. La peregrinatio mariana è quindi culminata nella chiesetta della Madonna della Misericordia, detta anche della Scuola, che sorge poco distante dalle mura del castello e che è stata riaperta al culto dopo oltre un secolo di abbandono. I nuovi giovani proprietari, entusiasti e commossi, avevano adornato la piccola cappella di rose e rami di ginestre. Anche in questo caso la recita del rosario è stata accompagnata dalla rievocazione della storia del luogo, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. La piccola cappella infatti, edificata in solo lateranensi, sembra essere una delle più antiche del paese e probabilmente sorgeva accanto a un ospedale per poveri e pellegrini mantenuto dalla comunità col pedaggio di un ponte sul Foglia. Tanta affluenza di gente anche in quest’ultimo appuntamento, che si è concluso con la benedizione del parroco don Luigi e l’impegno di ripristinarne, il prossimo 8 settembre, l’antica festa della Natività di Maria.