“Malattia, disabilità, dolore, sofferenza. Non sono parole innocue. Suscitano inquietudine, ansia, paura, angoscia. Ci si scopre impotenti, fragili, vulnerabili, soli. Nel vortice della malattia non sono risparmiati coloro che stanno accanto alla persona: familiari, amici, medici ed operatori sanitari, volontari”. Inizia così la relazione che il Vescovo Armando, delegato CEM (Conferenza Episcopale Marchigiana) per la Pastorale della Salute, ha tenuto mercoledì 16 maggio al XX Convegno Nazionale di Pastorale della Salute a Roma dal titolo “Uno sguardo che cambia la realtà. La Pastorale della Salute tra visione e concretezza”. “Le domande che la malattia suscita – prosegue il Vescovo – necessitano di una risposta. La posta in gioco è alta: la vita con tutte le sue sfaccettature. La malattia stimola la ricerca di senso, l’affermazione dei valori, la tensione verso la trascendenza”.
Compassione e fiducia. Tanti sono stati i temi trattati dal Vescovo Armando durante il suo intervento a cominciare dalla compassione e dalla fiducia che definisce “le “medicine” di Gesù”. “Gesù – afferma il Vescovo – non predica rassegnazione, non ha atteggiamenti fatalistici, non afferma mai che la sofferenza avvicini maggiormente a Dio: Egli sa che non la sofferenza, ma l’amore salva. Quando attraversiamo la sofferenza e la malattia continuiamo ad esercitarci nell’amore, accettando di essere amati e cercando di amare. Gesù vive la compassione, si coinvolge profondamente con la situazione personale dei malati: la loro sofferenza viene patita da Gesù stesso, che prova com-passione per loro; entra in un movimento di con-sofferenza che lo coinvolge anche emotivamente. Gesù si lascia ferire dalla sofferenza degli altri, si fa prossimo, tocca i malati (lebbroso). L’arte della relazione di Gesù: l’ascolto, il dialogo, la fede-fiducia. Dà loro la parola, pone domande, entra in relazione. Ai medici la grande sfida: la presa in carico totale che non trascuri gli affetti, il calore umano, la disponibilità, la comunicazione del vero.
Formazione. Il Vescovo si è, poi, soffermato sulla formazione spirituale e morale degli operatori della Pastorale della Salute sottolineando come la malattia e la sofferenza richiedano nuovi buoni samaritani che si chinino sui malati e diano loro consolazione. “E’ auspicabile – mette in evidenza il Vescovo – che ai ministri straordinari della Comunione corrispondano altrettanti ministri straordinari della Consolazione.
A chi pensa che è sufficiente svolgere bene il servizio presso i letti dei malati, ma poi gli capita di ignorare, disprezzare o voltare le spalle a chi si trova in altre forme di bisogno (poveri, immigrati…), consiglio di non iniziare questo servizio. Andate dal malato, ma ricordate che incontrate pure una famiglia che può essere in grave difficoltà per l’assistenza da dare al congiunto: non giudicateli, rispettateli, siate discreti e distribuite tenerezza. Non lasciatevi prendere dalla fretta. La Parola di Dio è la vostra ricchezza, non le vostre parole o le facili e pericolose ricette pietistiche. Il silenzio è la parola più originale da offrire a chi soffre”.