Si è svolta presso la Sala Rossa del Comune la seconda Conversazione filosofica dell’Unilit, tenuta dalla Prof. Maria Rosa Tomasello con il titolo “In fuga dal desiderio”. La filosofia, nel tempo, ha analizzato tutti gli aspetti del desiderio nella sua complessità. La parola desiderio deriva dal latino sidus, astro, e implica una tensione verso l’alto, mentre il de privativo suggerisce la mancanza di un orientamento che sospinge alla ricerca della verità, che se per Platone è il ricordo del mondo delle idee, per Aristotele è la forza dell’eros che spinge a prendere coscienza dei propri desideri e agire per raggiungerli. Ulisse è l’eroe che nella ricerca delle sue origini è spinto dal desiderio nostalgico (nostalgia da algia, dolore, e nostos,ritorno) della sua Itaca. Per Hegel l’uomo quando desidera passa attraverso l’Autocoscienza dalla quiete della conoscenza a uno stato di inquietudine. La spinta all’azione che ne consegue è lotta, conflitto, rischio ma anche conquista di un’autonomia, dà felicità ma anche dolore. Per lo psicanalista Jacques Lacan il desiderio non è che desiderio dell’Altro inteso come inconscio, vocazione da cui la vita si genera.
Il desiderio infatti è atto creativo ed è esperienza, come afferma Recalcati, di una forza che supera l’uomo e lo definisce nel suo intimo; non vuole essere represso e traditoma governato da un’assunzione di responsabilità. Come si rapporta la nostra società rispetto al desiderio? La maggiore difficoltà è introdurre il potere simbolico dell’interdizione; manca un padre che ponga il limite, la legge e dia senso al godimento. Desiderio e bisogno esprimono ambedue mancanza ma il desiderio è altro rispetto al bisogno. La nostra civiltà del consumo fa leva su questa mancanza e procura una forma di quiete attraverso il godimento dell’oggetto; regala qualcosa per creare dipendenza. Si esaurisce così la vena del desiderio mentre si ingigantisce la frenesia del godimento di cose sempre nuove. La società impone i suoi modelli e dà l’illusione di una libertà che è vuota e priva di soddisfazione ed essendo senza legge e senza limite provoca angoscia, invidia, aggressività laddove il desiderio genera scambio, apertura, riconoscimento dell’altro che è anche desiderio di esserericonosciuti dall’altro. Renè Girard parla della nostra epoca come età del risentimento dove l’altro diventa nostro rivale, un modello da imitare ma impossibile da raggiungere: questo stimola la concorrenza ma genera un senso di emarginazione, rivalità e violenza. Anoressia e bulimia secondo Girard sono forme autodistruttive di risentimento verso una società accusata di non comprendere le proprie ambizioni individuali. La relatrice si pone la domanda conclusiva: come recuperare la dimensione metafisica del desiderio? La legge, il sacrificio che passano attraverso l’educazione possono aiutare a recuperarla?
Forse un’educazione più attenta, concentrata sull’uomo più che sui suoi bisogni, che si metta in ascolto della sua diversità e sappia coniugare passato, presente e futuro ci può aiutare a meglio vivere la complessità nostra, dell’altro e della natura di cui siamo chiamati a prenderci cura.