Ivan Krpan è il pianista che, a soli vent’ anni, ha già vinto il primo premio al concorso “Ferruccio Busoni”; ciò dopo essersi già affermato in svariate competizioni riservate ai giovanissimi talenti. Krpan esegue, al Rossini, un programma imperniato su due dei massimi compositori dell’ottocento romantico: Robert Schumann (1810-1865) e Fryderyk Chopin (1810-1849).
Di Schumann suona, in modo sublime, la sognante “Arabesque” in do magg. op.18(composizione fra le più poetiche di questo autore, ispirata dalla quieta atmosfera borghese della famiglia). Schumann era uno spirito eclettico: musicista, letterato, critico musicale; un matrimonio fortemente voluto con la deliziosa giovane pianista Clara Wieck, matrimonio peraltro contrastato dal di lei padre; il tormento di una perenne insoddisfazione per il mancato coronamento dei suoi sogni artistici, preparò il terreno di una già fragile personalità psichica, ad un inevitabile stato depressivo ed alla pazzia che comportò la morte prematura a soli 46 anni.
Ma, fra il 1832 ed il 1840 (gli anni del miracolo creativo, così definiti da Piero Rattalino), Schumann scrisse le pagine più significative della sua produzione, tra cui v’è, appunto, la “Fantasia in do magg. op.17, opera difficilissima sotto il profilo tecnico-interpretativo, dove fantasia e virtuosismo si fondono per fare di Schumann uno dei più grandi compositori romantici. Dopo la appassionata esecuzione di Schumann, Krtan propone i 24 preludi op.28 di Chopin: sono brani brevi, a volte brevissimi, a volte travolgenti, a volte di melanconia profonda; autentiche pagine autobiografiche dove le note sostituiscono le parole dettate da una vita breve e tormentosa; ogni pagina sembra una breve annotazione, ma che contiene “In nuce” l’infinita vena creativa di questo genio.
Le mani di Krpan percorrono, divinamente, tutto il mondo creativo di Chopin davanti ad una platea ammutolita dall’emozione e idealmente trasportata nella tenuta di Nohan, il salotto più intimo di George Sand, dove Chopin compose e suonò il suo “Pleyel”. Se questi sono i primi, ma possenti passi del giovane pianista; sentiremo parlare a lungo di lui quale erede dei grandi, cui, tuttavia, la ulteriore naturale maturazione non mancherà di moderare una certa esuberanza virtuosistica.