Attila venne a casa mia, in visita con i genitori, in un triste pomeriggio domenicale. Attila non è il suo vero nome, che è carico di k h j y, uno di quei nomi che non esistono sul calendario. Cominciò subito a saltare con gli scarponcini sul divano: “Forse potresti toglierti le scarpe” suggerii. “No, no, altrimenti sente freddo ai piedini”. E smettere di rompere … il divano no?
Ma sto zitto perché non è bello offendere gli ospiti. Qualche minuto dopo un vero capriccio, di quelli violenti. Attila tira un bicchiere alla madre e purtroppo non la colpisce. Voce lamentosa: “Perché fai così?”. Penso: “Perché se lo merita signora, chi alleva un animaletto non deve portarlo in giro senza guinzaglio e museruola”. “Mi scusi, ma sono bambini”. Il bicchiere, invece, era un bicchiere. Mentre comincio a meditare che forse Erode non era poi quella cattiva persona che tutti descrivono, finalmente la vista termina ed Attila si avvia a rompere i bicchieri a casa sua.
Direte che è un caso limite. Non è vero, ne esistono molti altri e le debolezze dei genitori e la mancanza di paletti educativi provocano queste situazioni. Anche in chiesa durante le funzioni il comportamento non è certo ineccepibile: portano qualsiasi giocattolo possa fare del rumore e scorrazzano imperterriti su e giù per la navata senza alcuna remora. I genitori si lanciano all’inseguimento, facendo lo stesso rumore dei bambini o li lasciano pascolare tranquillamente. E’ una bella cosa non trascurare la messa domenicale, ma far perdere il raccoglimento a tante altre persone non mi sembra migliore. Forse un moralista potrebbe suggerire la risposta giusta. Ma per favore non dite “far comportare bene i bambini”; con i genitori odierni è una cosa impossibile.
Alvaro Coli