Non è stata solo una testimonianza, ma anche una sintesi di metodologia quella offerta, nel secondo incontro del Corso per Operatori Pastorali, da suor Stefania Gianfelici (pesarese, 43 anni, Francescana Missionaria del Bambino Gesù, responsabile della formazione vocazionale presso Santa Maria degli Angeli) e da padre Damiano Angelucci (fanese, 48 anni, Frate Minore Cappuccino prima in Africa ed ora a Pesaro, come parroco della Parrocchia di S. Francesco). Due persone autorevolmente accreditate a parlare del tema in oggetto: “I giovani e la Vita Consacrata”.
“Innanzitutto, ha detto suor Stefania, noi non mettiamo mai in campo suore troppo giovani. Per essere capaci di accompagnare i ragazzi, di entrare nella loro vita, occorre una solidità interiore, una coscienza della propria vocazione approfondita anche con lo studio e la formazione teologica. Non si sta con i giovani in modo spontaneo; occorrono arte, vigilanza e tanto lavoro su di sé”. “E’ un luogo comune, le ha fatto eco padre Damiano, credere che i consacrati anziani, sereni e convinti della propria scelta, non riescano ad esercitare un fascino sui giovani. Non a caso il modello di consacrato che più colpisce è papa Francesco”. Giovani o anziani che siano, comunque, l’importante è presentare dei volti concreti: è questo il modo migliore di parlare della vita consacrata. Naturalmente, ha aggiunto suor Stefania, occorrono anche le parole, l’annuncio. Ma come si può annunciare Gesù a dei giovani così distratti da altro?
Occorre partire dai loro desideri, dai loro sogni e porre domande che colgano la dinamica profonda della vita: si è felici quando si realizza un sogno, ma dopo un po’ quella gioia passa, mentre il desiderio di felicità rimane; e per quanto si inseguano altri traguardi, la dinamica si ripresenterà sempre identica: un piacere che passa a fronte di un desiderio che persiste.Scavando così nelle aspirazioni di un ragazzo, lo si aiuta ad individuare “la” domanda fondamentale: “E allora? Qual è il senso di questa ricerca? Esiste qualcosa su cui appoggiare durevolmente la propria vita?” Senza questa domanda, non c’è proposta vocazionale che tenga.Da qui si può partire presentando le due grandi vocazioni – matrimonio e consacrazione – come due possibili strade volute da Dio per imparare ad amare. “Non temiamo di proporre cose grandi ai giovani, ha concluso p. Damiano, e non preoccupiamoci dei numeri. Porte aperte a tutti, ma proposte chiare e soprattutto nella verità”.