Il recente episodio dei tumulti napoletani contro Salvini ci fa riflettere: noi italiani siamo specializzati in ‘dietrologia’; qualsiasi fenomeno o avvenimento deve per forza aver dietro una furbata o uno scopo recondito che ad una prima analisi non può apparire. Salvini organizza un comizio alla fiera di Napoli, comizio non troppo affollato a vedere le immagini in TV. Immediatamente si solleva un putiferio: centri sociali organizzati e persone con il volto travisato vogliono impedire a tutti i costi l’incontro e scatenano una manifestazione violenta che impegna fisicamente le forze dell’ordine. A questo punto ci chiediamo: “Cui prodest?” Chi trae vantaggio dall’impedire un semplice incontro con eventuali elettori? Se non vi fossero state le rivolte alla Masaniello l’incontro passava inosservato, invece ha assunto una rilevanza mediatica come se fosse una cosa seria.
A questo punto dovremmo pensare a treni e pullman carichi di leghisti bergamaschi che vanno a Napoli, col volto travisato, per creare il casus belli e riempire le pagine dei giornali. Ci piace la dietrologia ma in questo caso sembra francamente esagerata. Abbiamo sempre pensato ai napoletani come a un popolo di furbi, ma il loro primo cittadino Luigi De Magistris, uomo di esperienza politica e giudiziaria notevole, questa volta ha ‘toppato’ prestando ingenuamente il fianco ad una ingiunzione del ministro degli Interni: La forza della democrazia è garantire che anche l’avversario più radicale possa liberamente esprimere le proprie opinioni”, ha affermato il ministro ed ha costretto al silenzio il furbo ‘Giggino. Provate a dargli torto.
Alvaro Coli