URBINO – E’ stato bravo e coraggioso Giuseppe Mangani a pubblicare un libro su Maria Teresa Carloni, sua amica e concittadina urbaniese, mistica della Chiesa. Bravo perché è riuscito a condensare in 120 pagine l’essenza di una straordinaria testimonianza di fede ed azione di una donna che, oltre l’intensa attività apostolica, è stata “portavoce” e “collaboratrice fedele” di 4 Papi: Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II. Coraggioso perché in una società sempre più smaterializzata e virtuale, ripropone a un pubblico, che sembra incapace di comprendere la fede del nostro tempo, il percorso di vita di una donna umile, toccata dalla passione del Signore, alimentata dalla intensa preghiera e dalla grande libertà di spirito. Una figura che ha molto da insegnare agli uomini e alle donne del nostro tempo.
Maria Teresa Carloni nasce in Urbania da famiglia benestante l’8 ottobre 1919. Rimane orfana a 4 anni. La segue, con il fratello maggiore, la nonna Teresa Servici Rossi. Di animo forte, molto religiosa, sostenitrice di quella che oggi chiamano “la formazione duale” ossia scuola e lavoro manuale. Apprende dalla nonna l’arte del ricamo. Segue le scuole inferiori e superiori a Pesaro. Nel 1940 si iscrive al Magistero di Ca’ Foscari a Venezia. Per la guerra in corso, interrompe gli studi. Di fronte agli orrori della guerra, sente il dolore dei sofferenti. Si trasferisce a Roma. Segue i corsi per “infermiera professionale”. E d è in prima linea nel soccorso ai feriti del bombardamento a San Lorenzo al Verano nel luglio del 1943, dove incontra casualmente papa Pio XII che trascina a benedire un moribondo. In agosto, di ritorno dall’ospedale col fidanzato, un soldato della ronda del coprifuoco sparò. Il fidanzato spirò tra le sue braccia. Torna a Urbania delusa e sconfortata. Con l’amica Maria Pierini, insegnante di filosofia, indimenticata, al Liceo classico di Urbino, si confronta sui grandi pensatori dell’800 che non disgiunge mai dalla cultura religiosa e dalla vita dei Santi. Il bombardamento di Urbania del 23 gennaio 1944 incide ancor di più sulla sua fede. Alla cattiveria degli uomini e degli eventi, contrappone l’amore. Il suo amore per il prossimo. Sente un forte richiamo interiore. Si confronta con don Nino Campana. Suo parroco. Prega molto e scrive molto. Si è nella terra di Santa Veronica Giuliani. Al Monastero preferisce gli aiuti umanitari, ai quali partecipa anche collaborando con l’Opera Bonomelli di Bergamo che si occupa di marginalità. Sente il richiamo del Signore. Risponde con Il voto di castità. Riceve le stimmate che provocano un intenso dolore. Accettato quasi con beatitudine da Maria Teresa. Inizia il grande servizio per la “cosi detta chiesa sotterranea”. Quella dell’est, perseguitata dal comunismo. Che Mangani sa rendere in maniera agile e profonda nel contempo. Come sanno fare i bravi scrittori. Si segua il processo di canonizzazione, aperto dall’arcivescovo Ugo Donato Bianchi, per il vescovo bulgaro Eugenio Bossilkov fucilato dal regime. L’iniziativa andrà a buon fine, e la documentazione di base è di Maria Teresa, raccolta nei suoi numerosi viaggi nell’Europa dell’est. Che hanno dell’incredibile. Per questo bisogna leggere il libro. Una lettura coinvolgente. La naturalezza degli incontri con i papi. E con i cardinali e i vescovi nella difficile burocrazia e diffidenza dell’est comunista. Ricordo nella cattedrale di Zagabria (1963), dietro l’altare maggiore, una folla consistente pregava sulla lapide del loro Primate Luigi Stepinac (1898-1960). La guida comunista ci disse che non sapeva perché quella gente fosse lì. Uno della folla disse: la guida sa che preghiamo per un martire del comunismo. Di Stepinac ne parla anche la Carloni. Molti di quei Presuli dell’est, venendo a Roma, non mancarono di venire a Urbania a ringraziare la loro benefattrice.
Il libro ha una presentazione dell’arcivescovo Giovanni Tani e va seguita la raccomandazione, nel testo stesso, di don Pietro Pellegrini: che il libro venga letto con attenzione in ogni famiglia.
Sergio Pretelli