Questa volta parliamo di terremoti: non quelli seri che hanno funestato negli ultimi mesi Marche e Abruzzo, ma le piccole scosse che nella nostra città si sono appena sentite. Un consiglio, non andate a parlare della vostra paura a Colfiorito, e comunque se lo fate assicuratevi che i bravi collinari non abbiano il mano la pala da neve. Loro si che hanno paura e sono pienamente giustificati dalla catastrofe che li ha investiti (neve compresa). Noi invece dobbiamo stare solo zitti. L’ultima scossa pesarese mi ha sorpreso mentre facevo una tardiva colazione. Una serie di rapidi pensieri: “Ma cosa stanno facendo i nipoti al piano di sopra? Forse mi gira un po’ la testa. Meno male è solo un piccola scossa di terremoto”. Ed ho continuato tranquillamente a mangiare.
Nelle scuole invece è accaduto il caos. Evacuazione delle aule; benissimo è solo un’ottima esercitazione! Strilli di terrore: veri o finti, richieste spasmodiche di uscita anticipata. Purtroppo i pargoli sono dotati di telefoni cellulari e sobillati (ma io sono maligno e cattivo) dai docenti hanno iniziato a chiamare i genitori. E’ scoppiato il caos, immaginate di essere al lavoro e di ricevere una telefonata dai figli: “Vieni a prendere, c’è il terremoto” .Qualunque genitore prende di corsa l’auto e si precipita a scuola. E’ andata bene solo ai carrozzieri, intenti a stimare danni e presentare fatture. Dice: ma io ho paura del terremoto; intanto diciamo che è una fobia e se la affrontiamo da questo punto di vista, come un problema mentale, è accettabile. Purchè poi ricorriate all’aiuto dello psicologo.
Alvaro Coli