URBINO – Fervono i preparativi per l’imminente festività dell’Immacolata Concezione; la Chiesa di S. Francesco, come da tradizione, diventa il luogo principale di ritrovo del popolo cristiano di Urbino. La Solenne Celebrazione sarà presieduta dall’Arcivescovo mons. Giovanni Tani, mentre la Novena sarà animata dal biblista don Andrea Righi; a partire dal 29 novembre, ogni sera, alle ore 18 il S. Rosario e il Canto delle Litanie, e alle 18,45 la SS. Messa. La partecipazione alla Novena e alla festa rappresenta una testimonianza convinta di fede, nonché un’occasione di risveglio delle coscienze, in modo da entrare sempre più nel cuore del Vangelo. L’Immacolata Concezione della Vergine Maria è da sempre per tutti i francescani, ed in particolare per i Frati Minori Conventuali, la festa mariana più significativa; lo stesso S. Francesco, come ricordano i biografi, era “animato da indicibile affetto per la Madre del Signore Gesù”, e, in virtù di questo profondo sentimento, pose le basi del grande amore con cui l’Ordine francescano ha venerato nei secoli, la donna che ha dato a Gesù Cristo, “la vera carne della nostra umanità e fragilità…rendendolo nostro fratello”. Una delle pagine più belle di questa storia di amore e di affetto dei francescani per la Madre di Dio, è stata scritta dal beato Giovanni Duns Scoto, il quale, con la sua acuta intelligenza, ha rivelato il mistero della grazia di Dio che ha avvolto, fin dalla sua nascita, la donna destinata a diventare la Madre del Redentore, preservandola dal peccato originale. E ancora come non ricordare l’amore appassionato per l’Immacolata, di Padre Massimiliano Kolbe, martire ad Auschwitz? L’apporto fondamentale dei francescani lo si evince anche dalla decisione del Pontefice Pio IX, che, prima di proclamare, il dogma dell’Immacolata Concezione, attraverso la bolla “Ineffabilis Deus” dell’8 dicembre 1854, nominò nelle commissioni preparatorie cinque francescani. Di questi, due appartenevano alla famiglia Conventuale: Giovanbattista Tonini e Angelo Trullet; due venivano dagli Osservanti: Luigi da Loreto e Antonio da Rignano; uno, infine, era Cappuccino: Giusto da Camerino. Quest’anno poi la Solennità dell’8 dicembre coincide con l’apertura dell’Anno Santo della Misericordia, durante il quale, come ci ricorda papa Francesco, «Tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo, senza mai dimenticare che Dio perdona tutto e, perdona sempre». L’auspicio dunque è di fare nostro l’invito del Papa: «La Madre della Divina Misericordia apra i nostri occhi, perché comprendiamo l’impegno a cui siamo chiamati; e ci ottenga la grazia di vivere questo Giubileo della Misericordia con una testimonianza fedele e feconda».Certamente un motivo in più, questo, per approfondire la conoscenza e la bellezza di un Dio venuto per salvarci e liberarci dai dubbi, dai falsi idoli e dalle illusorie certezze di essere misura di tutte le cose. Un Dio aperto alla misericordia che non conosce confini.
Giuseppe Magnanelli