È già un anno
Sabato 23 maggio ricorre il 1° anniversario del passaggio di Paolo Pierucci alla vita eterna. Lo ricorderemo celebrando l’eucarestia cioè il rendimento di grazia di tutta la chiesa, in Cristo, al Padre. Il sentimento che è nel cuore di quanti hanno conosciuto Paolo ed hanno lavorato con lui è proprio il sentimento del rendimento di grazie a Dio. Vogliamo ringraziare Dio per avere donato Paolo alla sua famiglia di origine e alla famiglia che Paolo ha formato con Cristina; alla Comunità parrocchiale di Montecchio, alla Comunità di Via del Seminario e a tutte le strutture del Ce.I.S. nelle quali Paolo ha lavorato. Paolo è stato per tutti noi un dono non solo per il servizio e i servizi che ha compiuto, ma soprattutto e prima di tutto per la testimonianza di fede, di amore e di vita che ci ha dato. E’ tanto quello che egli ha fatto, ma ancora di più è significativo il perché e il come egli lo ha fatto. Si è sforzato fino alla fine, anche negli anni della malattia di vivere lo spirito della condivisione e dell’offerta senza calcoli e senza misure.
Le parole scritte a vent’anni: “concedimi, o Signore, di essere TUO strumento, concedimi il dono della sapienza e della carità, perché possa farmi dono senza limiti, senza “basta” fino all’esaurimento” possano rappresentare il senso della sua vita e il dono di Paolo alla nostra città.
Contiamo di raccogliere qualche nota biografica e qualche testimonianza su Paolo almeno per la festa del Ce.I.S. che celebreremo l’11 luglio, festa voluta inizialmente da Paolo come festa di Casa Moscati. Paolo sarà ricordato sabato 23 maggio alle ore 18,30 in cattedrale e sabato 6 giugno a Casa San Giuseppe Moscati in strada delle Marche sempre alle ore 18,30 con la celebrazione dell’eucarestia.
don Franco Tamburini
TAPPA DELLA “STAFFETTA” DELL’ACCOGLIENZA A “CASA MOSCATI”
Paolo Pierucci testimone del nostro tempo
PESARO- «La comunità vuole essere una spina stimolante nel fianco della società, della chiesa pesarese, degli enti locali, di tutta l’opinione pubblica, perché gli emarginati, a pieno diritto, trovino il loro posto nel proprio quartiere, nella parrocchia, nei luoghi di lavoro…». Queste parole di don Gianfranco Gaudiano, il prete degli ultimi, scomparso nel 1993, sono risuonate lo scorso 8 maggio in occasione della “Staffetta 2015” organizzata dalla Comunità Nuove Dipendenze di Fenile in collaborazione con tutte (o quasi) le strutture sociali del pesarese. Erano presenti la Comunità via Gaggera Gradara, San Cesareo di Fano, Via del Seminario, Casa Moscati, Casa Marcellina, Coop. L’imprevisto, Casa Sacchetti, Casa Frassati, Coop. T41 A e B, Centro educativo Viale Trieste, Coop. Pegaso, Casa Freedom. Una mattinata insieme in cui condividere idealmente lo stesso percorso. Tutte le strutture partecipanti si sono passate un testimone di alto valore simbolico, che è stato poi unito agli altri e conservato quest’anno presso Casa Moscati, la struttura per persone con Aids fondata da Paolo Pierucci.
QUEL TRATTO DI STRADA COMUNE
Nella I edizione della staffetta il focus era stato sulla chiusura dell’esperienza trentennale della Comunità di Via Vicinato a Gradara, quest’anno è stato dato maggior rilievo alla struttura di Casa Moscati e al “sogno” di Paolo Pierucci, tornato alla Casa del Padre il 23 maggio 2014 a soli 51 anni. L’idea di fondo è far conoscere a tutti le realtà esemplari che permettono all’uomo di ritrovare la dignità della vita e il piacere di viverla nonostante tutto. Tantissime persone hanno preso parte a questo appuntamento giunto alla seconda edizione. «Come in una staffetta – spiega Davide Battistoni, responsabile della comunità di Fenile – ciascuno può percorrere anche solo un tratto sulla strada dell’accoglienza e della condivisione, ma l’obiettivo finale andrà a vantaggio di tutti».
Partenza alle ore 8,30 da Casa Freedom, la casa di Pesaro dove vengono ospitatati i rifugiati. Da qui insieme anche ad alcune classi dell’Istituto alberghiero, i partecipanti sono giunti a Casa Moscati, quindi hanno fatto sosta alla Comunità di via del Seminario dove Maria Teresa Federici e don Franco Tamburini hanno ricordato la figura di don Gaudiano e dove un gruppo di operatori ed ospiti si è esibito in uno speciale Ouverture del “Gugliemo Tell” di Rossini diretta dal regista Giuliano Ferri. Quindi la staffetta si è fermata in Viale Trieste 41 dove è nata la storica cooperativa T41 e infine al Centro Socio Educativo di Viale Trieste dove sono state presentate le case di accoglienza Sacchetti e Frassati e la Comunità per Minori di Monte illuminato.
LA PREGHIERA DI UN NIENTE
Ma qual era il sogno di Paolo Pierucci? Forse a tratteggiare bene il suo profilo sono le parole che Paolo pronuncia nel 1994, anno in cui lascia il suo lavoro alla comunità terapeutica di Gradara per passare al Ce.I.S. e a Casa Moscati: «Grazie per avermi accolto come uomo, per avermi aiutato ad accogliermi come uomo, per avermi aiutato ad accogliere ogni uomo e per avermi aiutato a crescere come uomo. È solo l’amore vero che donato vince ogni paura ed ogni disperazione».
Il tratto evangelico di Paolo è anche nelle parole della moglie Cristina, pronunciate in occasione del funerale: «Sei stato esempio di fedeltà, prima di tutto alla tua vocazione cristiana, sempre teso alla ricerca del progetto che Dio aveva per te e all’impegno preso verso i più deboli».
Ma è forse nella meravigliosa preghiera scritta da lui stesso ad appena 20 anni che si può trovare riassunta la sua eredità spirituale. Lì si legge tra l’altro: «Non lasciare Signore che i doni che tu mi hai dato vadano perduti, fammi sentire l’angoscia della miseria universale e liberami da me stesso. Prendimi Signore, serviti di me e poi … buttami».
A cura di Roberto Mazzoli
La staffetta fa tappa a Casa Moscati nel ricordo di Paolo Pierucci (Pesaro 8 maggio 2015)
A Pesaro la sua Africa
Paolo Pierucci nasce il 23 novembre 1962 a Osteria Nuova di Montelabbate (Pesaro). Dall’età di nove anni vive a Montecchio dove frequenta la parrocchia, prima sotto la guida di don Roberto Matteini, quindi con don Orlando Bartolucci.
A diciannove anni fa la prima esperienza di pellegrinaggio con l’Unitalsi, in quell’occasione a Loreto. Esperienza che risulta fondamentale e formativa nel suo percorso. Nello stesso anno si iscrive alla facoltà di medicina, maturando l’idea di andare ad esercitare la professione di chirurgo in Africa. Ma sarà a Pesaro che troverà la sua Africa, nell’incontro a metà degli anni ’80 con la comunità di Via del Seminario e con don Gianfranco Gaudiano, con cui collabora a stretto contatto, dapprima nel servizio civile, come obiettore di coscienza, poi come operatore. Dal 1990 al 1994 lavora presso la comunità terapeutica di Gradara per il recupero di tossicodipendenti. Nel frattempo, nel 1992, nasce il progetto di Casa S. Giuseppe Moscati, residenza per persone con Aids, di cui è fondatore e anima con don Gaudiano, e responsabile per venti anni.
Alla morte di don Gaudiano, nel 1993, Paolo continua a vivere la sua esperienza cristiana nella comunità.
Nel 1997 si sposa con Cristina, anch’essa operatrice a Casa Moscati, da cui ha i figli Giacomo e Sara. Vivono a Pesaro, frequentando la parrocchia di Loreto. Questa condivisione di vita e professionale ha contribuito ad arricchire la loro formazione umana, civile e spirituale. Negli anni successivi, e fino al 2002, è presidente del Cica, il coordinamento italiano delle case alloggio per persone con Aids. Paolo e’ sempre stato un punto di riferimento per il dialogo e il confronto, sia a livello diocesano, parrocchiale che istituzionale. Muore il 23 maggio 2014, dopo aver combattuto con coraggio e dignità, per quasi quattro anni, con la malattia.