Sul caso Pesaro interviene anche Mario Adinolfi
Si torna a parlare dell’iniziativa “Adotta l’autore” che, per l’anno in corso, ha aperto le aule delle scuole della provincia di Pesaro e Urbino alla teoria gender. Un progetto patrocinato da alcune istituzioni locali tra cui l’Ufficio scolastico provinciale che ha difeso la scelta argomentando di essere stato frainteso in un progetto che si proponeva invece di contrastare la violenza di genere e il bullismo. Ma le contraddizioni dell’offerta pesarese non sono sfuggite all’associazionismo locale. Forum delle Famiglie della regione e della provincia, Movimento per la Vita di Fano, Fism, Fidae Marche, Scienza&Vita, Age Marche, associazioni dei genitori e insegnanti e tanti altri soggetti hanno preso carta e penna ed hanno inviato una raccomandata al Miur Marche chiedendo spiegazioni. Nella missiva datata 17 ottobre 2014 si legge tra l’altro: «Nessun fraintendimento, semmai i fraintendimenti nascono quando si presentano progetti su temi condivisibili come la prevenzione della violenza, lasciando confusamente passare anche dell’altro». Ad oggi il Miur Marche non ha ancora provveduto a rispondere. Per questo motivo Scienza&Vita di Pesaro, Fano e Urbino esprime la propria perplessità in rappresentanza di tante associazioni impegnate nel campo educativo e familiare: «in un momento nel quale si registra la disaffezione della gente verso la gestione della cosa pubblica (disaffezione sempre crescente e spesso ampiamente giustificata da fatti di cronaca giudiziaria molto gravi), non rispondere a chi rivolge domande legittime (ma forse troppo scomode!) significa nascondere la testa sotto la sabbia, e continuare a far finta che nulla succede. Rivendicare la libertà di scelta educativa da parte di tante famiglie e soprattutto chiedere chiarimenti riguardo patrocini concessi in maniera “leggera” e senza alcun vaglio, significa voler ribadire i fondamenti della democrazia costituzionale su cui fonda il nostro Paese, ed al quale per nulla al mondo vogliamo rinunciare».
Sulla questione pesarese interviene anche Mario Adinolfi che sabato 10 gennaio ha presentato a Pesaro il suo libro dal titolo “Voglio la mamma”.
Dott. Adinolfi che idea si è fatto del caso di Pesaro?
Ci sono due piani del problema. Il primo riguarda la responsabilità di alcuni che da uffici pubblici e governativi come il famigerato Unar diramano direttive che hanno volutamente confuso la giusta educazione contro ogni discriminazione con la propaganda dell’ideologia gender. Queste direttive arrivano e si diffondono anche a livello locale, come il caso di Pesaro evidenzia chiaramente. Poi c’è un secondo piano, che oscilla tra ignavia e ignoranza, di chi ritiene secondario e non pericoloso l’avanzare dell’ideologia del gender che nega persino la dimensione biologica della differenziazione originaria tra maschile e femminile, per giungere a una dimensione di indifferenziazione sessuale che renda accettabile la cosiddetta omogenitorialità. Questo secondo piano è il più difficile da contrastare perché più subdolo.
Gran parte degli oltre duecento insegnanti che hanno preso parte al convegno di avvio del progetto di Pesaro non si sono accorti di tale tentativo di infiltrare questa teoria nelle classi dei loro studenti.
Nel caso di Pesaro non credo che gli insegnati non sappiano, o meglio, alcuni certamente non sanno, altri preferiscono far finta di non sapere. Il ruolo svolto da Avvenire e da voi del Nuovo Amico in questo senso è decisivo per aprire loro gli occhi o per costringerli a farlo. Ci sono poi per fortuna alcuni insegnanti accorti che possono aiutare i loro colleghi in questo percorso di comprensione del fenomeno. Sono gli insegnanti più preziosi.
Molti genitori hanno scritto una raccomandata al Miur Marche ma non hanno ricevuto nessuna risposta. Cos’altro possono fare?
Io dico sempre che occorre inventarsi delle “mosse del cavallo”. Negli scacchi tutte le pedine si muovo orizzontalmente, verticalmente o diagonalmente. Tutte tranne il cavallo, appunto, che può disegnare una traiettoria anomala e con questa ribaltare l’esito di una partita che appare segnato. L’esperienza che ho vissuto dopo l’uscita del mio libro “Voglio la mamma” e con la fondazione del quotidiano “La Croce”, dal 13 gennaio in edicola, mi ha fatto capire che quel che sembra impossibile si può realizzare applicandosi con fantasia alla soluzione dei problemi e suscitando con la fantasia stessa la più ampia mobilitazione popolare possibile. Una mobilitazione che deve essere anche fisica, concreta, davanti alle sedi delle istituzioni. I genitori devono sapere che l’educazione dei loro figli è in pericolo e per questo devono mobilitarsi, per difenderli dall’assalto subdolo per via istituzionale dell’ideologia gender nelle scuole. Io sono disponibile a dare una mano alla mobilitazione a Pesaro come in tutta Italia.
A cura ro. ma.
2 commenti
Ho partecipato al convegno di Adotta l’autore a Pesaro e anche a quello di questa sera a Calcinelli con il dottor Marchionni, preciso che sono una cattolica praticante e che mi trovo molto in accordo su diversi punti trattati riguardo all’importanza di non divulgare una teoria gender nelle scuole e nella società in genere, credo però che il tema del convegno di Pesaro sia stato un poco travisato: sono ritornata contenta di avervi partecipato perché ho aperto gli occhi su come spesso releghiamo alle donne certi ruoli, su come siamo disabituati ad utilizzare dei termini che esistono, come ad esempio ingegnera, perché non siamo abituati a pensare ad un ingegnere donna..e questo secondo me esalta la donna e la differenzia dall’uomo, ci porta ancora di più a vedere la donna distinta dall’uomo…sono uscita da quel convegno con una mente credo più aperta, ma non ho minimamente pensato a ciò che è riportato qui sopra sui rischi di una divulgazione dell’ideologia gender, e non credo nemmeno che fosse l’intenzione di chi ha organizzato convegno…m
Gentile Claudia grazie per averci scritto e lieti anche di sapere che ha partecipato (ed eravate davvero tanti) all’incontro di Calcinelli. Veniamo ad “Adotta l’Autore” al cui convegno di avvio di settembre abbiamo partecipato anche noi. Ed anche noi come lei abbiamo apprezzato molti degli interventi proposti. Lo abbiamo scritto e sottolineato a più riprese. Tuttavia tra le tante cose condivisibili, sono state “infilate” e appositamente dagli organizzatori le solite questioni ideologiche che ormai ben conosciamo. E come sempre (cosa gravissima) lo si è fatto nascondendosi ad arte dietro questioni ovvie e da tutti condivisibili: la parità uomo/donna, la lotta al bullismo, la devianza adolescenziale … Ci faccia caso, cara Claudia, (su internet troverà tanti esempi) l’ideologia gender passa sempre in modo così subdolo come del resto hanno fatto per tutte le ideologie che altrimenti nessuno si sognerebbe di accettare. Passano nella società in maniera subdola proprio come in questo caso. Crediamo alla buona fede dell’Ufficio scolastico provinciale (si sa che i patrocini vengono dati senza grande attenzione) ma assolutamente non in quella degli organizzatori che tra l’altro tra vendite di libri, quote di partecipazione e pubblicità ci ricavano davvero parecchi soldi.
Qui sotto le riportiamo le argomentazioni che le associazioni hanno fatto presente all’Ufficio scolastico regionale e provinciale. Argomentazioni alla quali non hanno (chissà perché) più risposto.
Un caro saluto e grazie
La direzione
________________
Nessuna decostruzione del maschile e del femminile, quindi secondo l’Ufficio scolastico provinciale. Tuttavia al convegno di avvio di “Adotta l’autore” abbiamo potuto ravvisare un uso frequente di concetti e meccanismi tratti dalla “teoria gender”, ad esempio nell’articolata presentazione del progetto dal titolo “La scuola fa la differenza”, illustrata dall’associazione “Scosse” con tanto di spot del catalogo di fiabe per «bambin*» evidentemente volte a decostruire il maschile e il femminile. Qui si può leggere la filastrocca della “famiglia” di Emma che ha due mamme, o la storia di una «famiglia voluta da due mamme, di cui fanno parte quattro bambine/i e tre gatti». Ma c’è anche il “Catalogo dei genitori” da cui «scegliere una nuova famiglia secondo il proprio gusto», etc… E visto che al convegno ci hanno invitato a consultare questa bibliografia per l’infanzia, rigiriamo il medesimo invito a chi ci legge (www.scosse.org/leggere-senza-stereotipi/).
Infine non possiamo non ravvisare la strana coincidenza del titolo scelto per l’iniziativa “Dalla parte delle bambine”. Si tratta del medesimo titolo del libro (citato nel convegno di Adotta l’Autore) di Elena Gianini Belotti scritto nel 1973 e manifesto della teoria gender. Nel libro la Belotti sostiene: «la tradizionale differenza di carattere tra maschio e femmina non è dovuta a fattori ‘innati’, bensì ai ‘condizionamenti culturali’. In realtà non esistono qualità “maschili” e qualità “femminili”, per questo occorre restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene».
Dunque nessun «fraintendimento» né «superficialità», semmai i fraintendimenti nascono quando si presentano progetti su temi condivisibili come la prevenzione della violenza, lasciando confusamente passare anche dell’altro. Qui entra in gioco l’educazione dei nostri figli. Meglio allora il silenzio indifferente o l’apertura di un dibattito all’insegna del dialogo e del confronto?