Dietro il Premier c’è il governo, dietro il Presidente c’è l’Italia, dietro le due Camere parlamentari c’è il caos. Fingiamo per un momento che sia un caos di buone intenzioni, di proposte e di emendamenti rilanciati con uno stile troppo simile ad una guerra, ma non corrispondenti alle attese del Paese. Secondo un recente sondaggio di un importante quotidiano nazionale gli italiani (il 52%) vorrebbero un sistema bipolare: potrebbe rappresentare l’aspetto romantico di chi sogna una buona democrazia di tipo anglosassone. È questa la ricetta giusta per le condizioni precarie della politica nostrana? Risponderebbe alle prospettive di coloro che sono ritenuti i padri fondatori dell’Europa unita (Adenauer, Truman, De Gasperi)? Il pluralismo culturale e politico, a tratti esasperante, h a dato e continua a dare una risposta diversa. Lo stesso De Gasperi nel 1948, pur disponendo di una maggioranza assoluta e potendo governare da solo, ha optato per un governo di coalizione con i liberali, repubblicani e socialdemocratici; a maggior ragione i governi successivi della 1^ Repubblica hanno fatto delle coalizioni, non avendo la DC la maggioranza assoluta.
Il ventennio della 2^ Repubblica, caratterizzata da un incompleto ed imperfetto bipolarismo (PD e Forza Italia) si è concluso per esaurimento. La quota proporzionale è nel DNA della politica italiana: evidentemente ieri e drammaticamente oggi. Il 20% dei voti va alla protesta eversiva di Grillo, segno evidente del carattere strutturale della crisi. Circa il 40% alla sfiducia del partito degli astenuti. A quel 40% rimanente di elettori, se pur diviso in varie liste, viene affidata la salute della patria. “Mala tempora currunt” e non basterà la nuova legge elettorale (italicum) ammesso che ci sia, a sanarla. Non so come, ma la salvezza richiama l’Europa solidale ai vari aspetti della cosa pubblica, richiama inoltre la società civile contenitore dei valori inalienabili, richiama l’uomo e la sua centralità; infine la Chiesa, comunità di fedeli, gente fra la gente, componente della Società civile e del relativo impegno politico.
In un articolo, Ferruccio De Bortoli, già direttore de «Il Corriere della Sera», sosteneva che l’Italia ha bisogno dei cattolici in politica. Essi sono portatori “di una cultura inclusiva, che non divide e non frantuma la società, hanno il senso del limite dell’azione politica e della presenza dello Stato nella vita dei privati. Sono qualità importanti ed apprezzate da tutti, anche da noi laici”. L’indispensabile operazione di pacificazione del dopo Berlusconi passa necessariamente dall’affermazione della centralità della persona e dalla riscoperta delle virtù civili. I cattolici possono intestarsi una nuova missione, essere protagonisti.