Sembra che la nostra politica sia talmente democratica da essere condizionatadecisamente dai mutevoli umori popolari. Una forma strana di demagogia che ne paralizza il retto esercizio. I cosiddetti leaders emergenti (vedi Renzi e Grillo) anziché i criteri certi della buona politica seguono quelli incerti dei cattivi sondaggi, altri invece, più elegantemente, non sono da meno, più preoccupati del consenso che del bene del Paese. La cosa non riguarda temi, ambiti o problemi, quanto il come e il perché vengono affrontati, vada come esempio l’abolizione della legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Le tragedie del mare Mediterraneo e di Lampedusa, denunciate anche da Papa Francesco, non possono né devono farne oggetto di una operazione elettorale. Una classe politica che fa demagogia su temi come questi infanga il proprio mestiere e rinnega la missione di illuminare l’opinione pubblica. Spontanea sorge la domanda: se l’Italia si sveglia dopo settant’anni, democraticamente scarsa, su chi ricade la responsabilità? Molte parole, poca pratica e niente testimonianza non possono non creare questo vuoto. “Vuoto e voto” è un binomio fin troppo significativo.
L’altra tragedia che non sopporta di essere strumentalizzata è quella della situazione delle carceri italiane. La nostra redazione ne ha fatto l’esperienza diretta recentemente, un triste venerdì di ottobre, in un Convegno sulla comunicazione nella Sala grande del carcere di Villa Fastiggi. Doveva essere una festa e divenne un funerale. Redazione ed esperti cambiarono tema e, a ruota libera, trattarono dei mali del carcere e della loro agonia. Nella mattinata si era suicidato nella sua cella un detenuto, il giovane Said. Il Convegno si conclude con un commiato, poche parole scritte dallo stesso Said e lette da un suo amico detenuto componente della redazione interna del carcere “Penna libera tutti” – “ Ho versato una lacrima nell’oceano e smetterò di amarti quando la ritroveranno”, e fu l’unico silenzio vero e l’applauso quasi una melodia gregoriana.
La deriva umanitaria, dovuta anche al sovraffollamento e alla carenza delle strutture, rimediabile secondo il presidente Napolitano, con l’Amnistia e l’Indulto. Se vogliamo che le strutture non diventino trincee bisogna farlo subito. Come la notizia cala nel contesto della politica italiana è subito guerra. Il collegamento alle traversie giudiziarie di Berlusconi fa scattare la trappola della strumentalizzazione. Nonostante che il ministro di Grazia e Giustizia ripeta che i reati finanziari non potranno mai usufruire di questo provvedimento.
L’attacco è partito da Renzi, primo candidato nelle primarie del PD. Grillo rincalza e Bondi, il fedelissimo si accoda. Un attacco su tre sponde al presidente Napolitano. Ma dietro si stende l’ombra oscura del Cavaliere e quanto sta succedendo nel campo del PDL fra falchi e colombe, e i dalemiani del PD non stanno a guardare. Si temono elezioni anticipate in primavera e sarebbe una brutta notizia. Invece chi sta a guardare con attenzione non senza attese, è Letta. Dove approderà il suo governo con Alfano e la protezione del presidente Napolitano? Finché la barca va, c’è speranza.
Raffaele Mazzoli