Dieci anni fa, il 5 ottobre 2003, il Papa Giovanni Paolo II proclamava Daniele Comboni Santo, per la gioia della chiesa del Sudan, che riconosceva in lui il proprio Padre e fondatore e dell’Africa tutta, stupita e sorpresa di vedere sugli altari colui che aveva definito l’Africa “il primo amore della mia giovinezza. Il giorno della canonizzazione il Papa, già malato e sofferente, aveva limitato le sue parole. Aveva però definito san Daniele Comboni, “insigne evangelizzatore e protettore del Continente Nero”. L’indomani aveva aggiunto: “Rendiamo grazie a Dio per aver donato alla Chiesa S. Daniele Comboni, campione dell’evangelizzazione. Il suo esempio vi incoraggi a rispondere con generosità alla vostra vocazione cristiana e missionaria”. Questo “campione dell’evangelizzazione” ha qualcosa da dire alla chiesa di Pesaro che riflette sulla presenza e il ruolo dei laici all’interno della propria diocesi?
Penso proprio di sì. Comboni aveva intuito che la missione della Chiesa non poteva essere sostenuta unicamente dai sacerdoti o dai religiosi e si vantava di essere stato il primo ad introdurre in Africa “l’onnipotente ministero della donna del Vangelo”. Questo aveva dato solidità alla sua opera ed egli era riuscito là dove gli altri avevano fallito. Come collaboratori desiderava e chiedeva “soggetti chierici, o sacerdoti, o santi contadini, o santi marangoni, o santi muratori per l’Africa” e voleva “che si fornisse l’Africa Centrale di Missionari preti e laici di prima classe …”.
Sognava dunque una missione portata avanti da un concorso di opere e di persone, la cui caratteristica di fondo doveva essere la fraternità: “I nostri Missionari, tanto Sacerdoti che Laici, vivono insieme da fratelli nella medesima vocazione, sotto la direzione e dipendenza di un Superiore, disposti ad aiutarsi a vicenda. La loro missione è soprattutto questa: l’evangelizzazione della Nigrizia.” L’esperienza della missione e le difficoltà incontrate hanno spinto i missionari a dare fiducia al laicato africano. I missionari sono testimoni che senza i catechisti, l’apporto dei laici e delle donne, l’evangelizzazione dell’Africa, dell’America Latina o dell’Asia sarebbe stata un enorme fallimento.
Giovanni Paolo II lo riconosceva nella sua enciclica missionaria, Redemptoris Missio: “Il ministero dei catechisti rimane sempre necessario e ha peculiari caratteristiche: i catechisti sono operatori specializzati, testimoni diretti, evangelizzatori insostituibili, che rappresentano la forza basilare delle comunità cristiane, specie nelle giovani chiese, come ho più volte affermato e constatato nei miei viaggi missionari” (RM 73). Riconosce che le piccole comunità ecclesiali di base, sono una “forza di evangelizzazione” (RM 51), sostenute, guidate, accompagnate e servite dai laici. La liturgia, la catechesi, la carità, il servizio ai malati, la gestione economica, l’attività politica, l’impegno per la giustizia e la pace, il dialogo interreligioso e l’organizzazione della comunità sono ambiti in cui i laici si esprimono compiutamente e gratuitamente. Non sono degli “aiutanti” del sacerdote, ma autentici responsabili della vita delle comunità, riconosciuti come veri leader, capaci di gestione, di governo e di decisione.
La loro formazione e il loro accompagnamento è compito gravoso e indispensabile: bene aveva intuito Comboni quando diceva dell’insieme dei suoi missionari: “Questi erano tutti elementi eterogenei, che per prima cosa io doveva mettere in perfetta armonia, ridurre ad unità di intenti e di bandiera”. Guardando al coraggio e all’audacia missionaria di San Daniele Comboni, la chiesa di Pesaro troverà stimoli ed energie per trovare nuove strade, nuovo impegno e nuovo slancio per continuare l’unica missione per la quale ogni cristiano battezzato è convocato. Per ricordare Comboni e la sua “profezia missionaria”, i Missionari Comboni, in collaborazione con l’Ufficio Missionario Diocesano organizzano un incontro pubblico venerdì 11 ottobre al cinema “Loreto” con un laico africano, Jean-Léonard Touadi, giornalista, insegnante universitario a Tor Vergata. Ci parlerà di Comboni e del suo sogno. Ci parlerà con realismo dell’Africa di oggi e delle sfide che deve affrontare per vivere da protagonista nel concerto del mondo attuale.Vi invitiamo a partecipare, convinti che l’ascolto di un figlio dell’Africa ci confermerà che le intuizioni di Comboni di 140 anni fa non erano avventate: “Benché saranno grandi le fatiche ed i sacrifizi che dovrem sostenere per amore di Cristo, tuttavia parmi di vedere un felice avvenire per l’Africa Centrale”.
Padre Renzo Piazza – Casa comboniani di Pesaro