Sabato 6 aprile nella cattedrale di Fano, don Giacomo Cardinali è stato ordinato sacerdote per l’imposizione delle mani del Vescovo mons. Armando Trasarti,Presenti alla solenne celebrazione anche il Cardinale Sua Emm. Antonio Veglio’, l’Arcivescovo di Urbino mons. Giovanni Tani e il Sindaco del Comune di Mondavio Federico Talè.
Don Giacomo Cardinali, della parrocchia di san Michele al Fiume, è un dono grande per la comunità e la chiesa diocesana – ha detto il Vescovo- è un dono di grazia che si moltiplica.
“Carissimi – ha esordito il Vescovo – questo è un giorno di Grazia per la nostra Diocesi, giorno in cui il Signore, nella sua benevolenza e nella sua predilezione per questa porzione eletta del santo popolo di Dio, ci fa dono di un nuovo presbitero. Nonostante le nostre infedeltà, le nostre ferite, le nostre fragilità, Dio si degna ancora chinarsi con tenerezza verso questo suo gregge affidato alle nostre cure pastorali. E’ dono di grazia, caro don Giacomo, anche per la tua bella famiglia, che con generosità può offrire un figlio al servizio totale di Cristo nella Chiesa. E’ dono di grazia per la comunità parrocchiale di San Michele in Mondavio, che annovera ancora un figlio della sua terra al servizio divino. E’ dono di grazia per quanti hanno conosciuto, amato, educato e accompagnato don Giacomo in questi anni, sia come insegnanti nella scuola pubblica sia come formatori nel Seminario Romano, sia come compagni di viaggio spirituale e pastorale. E’ altresì dono di grazia per la nostra Chiesa diocesana la partecipazione di S.E. il Cardinale Vegliò tuo parente e di S.E. Monsignor Giovanni Tani Arcivescovo di Urbino, per lunghi anni tuo educatore. Il sacerdote – ha proseguito mons. Trasarti nell’omelia – deve avere due qualità fondamentali: la misericordia verso il suo popolo e la credibilità nelle cose di Dio. Sono due qualità imprescindibili del nostro ministero, due qualità che ci fanno allargare le braccia come Cristo sulla croce e ci proiettano, da una parte, verso il cielo del nostro verticale rapporto con il Signore e, dall’altra, verso la terra del nostro abbraccio con i fratelli e le sorelle che noi serviamo nel ministero. I fedeli devono trovarci in Chiesa, devono trovarci lì a piegare le ginocchia davanti al Tabernacolo, devono trovarci pronti a dispensare loro il perdono di Dio. Dobbiamo essere fedeli nelle cose che riguardano Dio e quindi credibili nel nostro modo di celebrare l’Eucaristia, nel nostro modo di prepararci a spezzare il pane della Parola di Dio senza improvvisare. Siamo chiamati ad essere credibili, anche visibilmente nel nostro modo di apparire. Dobbiamo essere animati da eleèmon, cioè dalla capacità di chinarci divenendo noi l’elemosina di Dio per il popolo; con la capacità di farci uno con chi soffre, con l’ultimo, con i poveri. Noi siamo chiamati ad essere vangelo di gioia, divenendo noi esercizio di liberazione, perché viviamo per primi la liberazione da ogni catena esteriore e interiore, perché viviamo per primi la gioia della oblatività, della nostra castità come appartenenza radicale a Dio e, quindi, come donazione d’amore senza riserve, senza mezze misure e siamo chiamati a celebrare quest’elemosina di Dio condividendo le prove dei nostri fratelli”.
Rivolgendosi a don Giacomo, mons. Trasarti ha sottolineato come, ai sacerdoti, è richiesto di stare in ginocchio davanti al tabernacolo, di essere preparati nel celebrare, di saper stare con la gente donandosi senza riserve facendosi compagni di viaggio e servitori dei fratelli. L’amore è la nostra patria, amare è dare senza richiedere, è essere grati perché tutto è dono, amare – ha concluso il Vescovo- è volere il bene dell’altro essendo pronti anche a morire per esso. Lo stesso Arcivescovo di Urbino mons. Giovanni Tani ha vestito don Giacomo con gli abiti sacerdotali e lo ha abbracciato fraternamente, un segno questo di profondo amore e di servizio vicendevole che richiama un fraternità che nasce da Cristo stesso. Al termine della celebrazione don Giacomo ha ringraziato tutte le persone presenti a lui vicine sottolineando come, quanto vissuto in questo giorno, è un mistero così grande che è difficile capire fino in fondo. Anche il Cardinale Antonio Vegliò ha portato il suo saluto a don Giacomo con grande familiarità e simpatia riprendendo le parole del Vescovo, invitandolo ad essere sempre testimone gioioso e misericordioso.