Pensando alla storia dell’universo informatico, ai prodigiosi progressi che in pochi anni hanno portato alla realizzazione di apparecchi sempre più piccoli e sempre più straordinari, nelle loro prestazioni, ci dobbiamo interrogare su quale sarà il nostro futuro, quello della nostra società, con i nuovi mezzi di comunicazione. Siamo abituati a muoverci attraverso certe coordinate, a regolare il nostro pensiero sulla base di collaudati schemi logici. Ci accorgiamo che siamo entrati in un mondo tutto nuovo, dove hanno valore altre dimensioni, altri procedimenti di pensiero. Siamo passati dalla cultura libresca a quella informatica. E’ un bene o un male tutto ciò? E’ quello che è stato dibattuto, attraverso tre incontri al circolo culturale “Angiola Bianchini” di Fano, il 13, il 20 e il 27 Marzo.
Dopo un incontro di informazioni tecniche, in cui l’ing. Giovanni Frattini ha illustrato il significato di certe definizioni e sigle informatiche, dopo la proiezione del film “The social network”, dedicato alla personalità del giovanissimo Mark Zuckerberg, straordinario inventore di Facebook, il professor Paolo Bonetti ha tirato le somme, guidando gli ascoltatori alla valutazione etica e sociale dei nuovi mezzi di comunicazione. Indubbiamente la rete informatica costituisce un eccezionale strumento di conoscenza e di socializzazione: Internet dà tante informazioni in tempi brevissimi, sostituendo la consultazione di libri, lunga e spesso incompleta. Dicono ad esempio che il rapido divampare dei movimenti politici e sociali della cosiddetta “primavera araba”, che ha riempito di migliaia di dimostranti le piazze di città arabe nordafricane e mediorientali, è stato reso possibile dal rapido diffondersi delle idee attraverso Internet.
Tutto positivo, dunque? Non tutti sono d’accordo. Paolo Ercolani, docente di Filosofia e Teoria e Tecnica dei nuovi Media, dà un interpretazione sostanzialmente negativa della rivoluzione informatica, nel suo libro: “ L’ultimo Dio”.
Egli sostiene che all’inizio il nuovo mezzo di comunicazione, la Rete, aveva un carattere libertario, era un mezzo di conoscenza e diffusione del sapere. Ma ora questa fase è finita, perché la rete è condizionata da poteri economici e politici, per cui le scelte, che il pubblico crede personali, sono in realtà guidate dalla pubblicità, che propone modelli e impone di accoglierli, dalle istituzioni monetarie e dai poteri politici. E’ un’illusione, dice il prof. Bonetti, che l’uomo sia libero nelle sue scelte, che la rete sia una garanzia di democrazia, grazie all’accesso globale alle informazioni. E allora? Forse con il tempo, con il diffondersi della conoscenza in maniera sempre più ampia il cittadino comune ha modo di scegliere e di controllare meglio i propri governanti. E’ un aspetto positivo, destinato a compensare quello negativo rilevato dagli uomini di cultura, che giudicano la rete responsabile di certi fenomeni culturali e sociali, sempre più evidenti: la mancanza di senso critico, l’incapacità di scrivere e di parlare in maniera organica e appropriata.L’incontro è stato seguito da un folto pubblico, assai interessato, che è intervenuto con numerose domande a cui il prof. Bonetti ha risposto con la consueta chiarezza e competenza.
Leda Pedinotti