URBINO – “[…] ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005.”
Proprio due giorni prima della sua elezione al soglio pontificio, ricordata dal Papa nella sua ormai celebre e storica declaratio di lunedì scorso, a Urbino si concludeva il Congresso Eucaristico Diocesano. Durante quella settimana di intensa meditazione sul mistero della presenza di Cristo nell’ostia consacrata, Joseph Ratzinger celebrava le messe in Vaticano come decano del Sacro Collegio.
Appena qualche mese dopo avrebbe inviato tramite il card. Sodano una lettera diretta all’allora Arcivescovo mons. Marinelli, nella quale si rallegrava del cinquecentenario della Università degli Studi “Carlo Bo”: “In questa fausta ricorrenza giubilare – scriveva il segretario di stato – mi è gradito trasmettere l’espressione del compiacimento di Sua Santità[…]. Il Santo Padre Benedetto XVI auspica che la formazione culturale delle nuove generazioni sia sempre obiettivo primario dell’Ateneo, che potrà trarre in tale senso un valido apporto dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Italo Mancini”, in esso operante da oltre un ventennio.
Nell’ambito della legittima autonomia, che deve contraddistinguere le relazioni tra Chiesa e Stato, esso tiene viva la tradizione urbinate dell’insegnamento teologico, permettendo ai giovani di confrontare la loro ricerca esistenziale, intellettuale e sociale con la suprema sintesi di verità e di vita rivelata da Cristo.” Una sollecitudine e un pensiero verso la nostra terra che si è concretizzato anche poco dopo, quando concluse un’opera iniziata dal suo Beato predecessore Giovanni Paolo II (anch’egli mittente di una lettera, in occasione della riapertura della Cattedrale dopo il terremoto): il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Nell’edizione sintetica del Catechismo infatti si è scelta come immagine degna di rappresentare il sacramento dell’eucaristia la stupenda pala di Giusto di Gand rappresentante la Comunione degli Apostoli, conservata nel Palazzo Ducale.
Una scelta non casuale: essa rappresenta da un lato il realismo e la semplicità che Gesù ebbe nell’istituire il Sacramento; dall’altro il profondo mistero che si cela dentro il pane spezzato che distribuì agli apostoli. Una lapide in Duomo ne ricorda la presenza nel prezioso volume. Il rapporto non si è affievolito certo col tempo: ogni colloquio a Roma, anche tramite la Conferenza Episcopale Marchigiana, è stato sempre proficuo e denso di attenzione da parte sua, tanto che non appena mons. Marinelli per limiti d’età rinunciò al suo incarico pastorale, da Roma giunse la notizia che un altro degno sacerdote era stato inviato alla cura del gregge urbinate-urbaniese-santangiolese.
Giovanni Tani, operante a Roma prima come parroco e poi da rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, non era sconosciuto al pontefice, che visitò l’istituto guidato proprio da lui e riconobbe il suo operato con la nomina ad Arcivescovo. Visto che la restante parte della sua vita Papa Ratzinger la trascorrerà in preghiera, possiamo ben immaginare che un piccolo posticino nei suoi ricordi lo abbia anche la nostra Arcidiocesi e che pregherà il Signore di assisterci come già fa il nostro compatrono Celestino V, la cui statua benedice la città in largo Clemente XI, Papa Albani. Insomma forse qualcosa accomuna i due Papi, il teologo Joseph Ratzinger e l’eremita Pietro da Morrone, oltre all’inusuale fine del loro ministero: l’avere cara Urbino.
Giovanni Volponi