E’ allo studio una norma che impedisca la candidabilità di persone condannate, anche in primo grado di giudizio. Bene, direte voi, malissimo, dico io. Ma vi pare logico e normale che occorra una norma di legge per evitare che venga sottoposto al giudizio degli elettori una persona anche se solo appena chiacchierata? Non dovrebbe bastare semplicemente il buon senso per evitare di dare le chiavi di casa a chi si sospetta essere un ladro? Evidentemente no, se occorre un’apposita legge.
Allora, dato che ci siamo perché non una norma per vietare l’insegnamento a chi viene sospettato di pedofilia? Oppure non concedere il porto d’armi ad assassini e rapinatori conclamati?
Ma in questi casi ci sono i regolamenti di polizia e le circolari della Pubblica istruzione che infatti sono sufficienti allo scopo e non servono norme specifiche. Per quanto riguarda i politici invece dovrebbe bastare che i mezzi di comunicazione segnalino che il partito XY ha candidato al Parlamento il signor Sgraffigna Rubattino, indagato per malversazione e distrazione di fondi pubblici. In un paese normale non solo il Rubattino non prenderebbe nemmeno un voto, ma il partito XY sarebbe fortemente penalizzato dai suoi elettori. Noi, però, non siamo un paese normale e ci occorre sempre una norma ad hoc. A questo punto mi sorge un dubbio: vuoi vedere che si fanno tante norme per far sì che sia possibile eluderle meglio? A pensar male si fa peccato ma si indovina. Lo diceva Andreotti citando un politico francese del ‘700.
Alvaro Coli
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