Per fortuna non tutti conoscono questa forma di lotta che combina performance atletiche e teatrali. Si tratta di due omaccioni che, sul ring, che fanno finta di darsele di santa ragione. Spesso sono mascherati e questo fa pensare che si vergognino di recitare quelle scene finte truculente, dove il vincitore è già scritto a tavolino. Il wrestling è seguito soprattutto negli USA, da gente di bocca buona. In Italia siamo diversi, seguiamo il calcio. Ma siamo davvero sicuri che contrariamente al wrestling i risultati non siano scritti a tavolino? Le cronache sportivo-giudiziarie ci fanno temere che il numero di imbrogli sia così elevato solo per proporre uno spettacolo che attragga il grosso pubblico. Non parliamo dei tornei minori, dove giovanotti sudati e in mutande si applicano con una buona volontà ed un impegno degni di miglior causa, ma delle squadre del massimo campionato, dove sempre giovanotti in mutande e sudati, ma strapagati, con molta probabilità sanno i risultati delle partite già dagli spogliatoi. Se per caso il clima agonistico e la foga portassero a risultati diversi, allora dovrebbe intervenire l’arbitro per ricondurre i contendenti alla ragione. L’importante è che il pubblico si diverta ed alcuni faziosi estremisti abbiano la possibilità di picchiarsi fra di loro e devastare stadi, macchine e zone circonvicine. Ovvio poi che le famiglie disertino queste occasioni di prendere botte, ma che importa, i diritti televisivi portano abbastanza denaro da far proseguire lo spettacolo. Come direbbero gli americani, che di queste cose se ne intendono, “The show must go on”.
Alvaro Coli
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