FANO – All’imbrunire di quella che sarà ricordata come una delle giornate più calde di quest’estate, a Fano, tra gli ombrelloni della Spiaggia dei Talenti, è stata celebrata, lunedì 2 luglio, una Santa Messa presieduta dal Vescovo mons. Trasarti.
Un evento, questo, che fa da apripista a tutti quelli organizzati per questa stagione, che ha avuto il proposito di partire ricordando a tutti per Chi si sta operando. La prima lettura del giorno, tratta dal libro di Amos, è stata particolarmente incalzante in questo senso, provocando duramente i presenti. «La reprimenda di Amos interroga tutti e ci chiede di confrontarci con i problemi concreti. – ha sottolineato il vescovo Armando – Stiamo parlando dei tanto discussi conflitti di interesse, dei monopoli illegittimi, della disoccupazione giovanile (e non solo): fatti della nostra quotidianità di fronte ai quali tacciamo o, a volte, nemmeno ci indigniamo».
Essendo presente, infatti, una comunità di fedeli particolarmente attenta alle problematiche sociali, monsignor Trasarti ha riflettuto lungamente sulla necessità di rinnovamento valoriale che devono apportare i cattolici, rompendo le logiche univoche del profitto e favorendo la solidarietà.
«Oggi c’è un’eccessiva disparità sociale che rende impensabile la scalata sociale, mito degli scorsi decenni. – ha detto il Vescovo, che poi ha fatto riferimento alla propria infanzia – Mi ricordo che, nel dopoguerra, la povertà era maggiore di adesso, ma nonostante ciò era più facile guardare al futuro e ripartire perché eravamo tutti alla pari».
Da qui l’invito ad essere segno di speranza concreta, imparando ad accudire la miseria facendoci realizzatori di piccole opere significative, ma senza ostentazione, come questa Spiaggia dei Talenti.
Al termine, il vescovo Armando ha voluto suggerire un proposito per chi si occupa di gestire la spiaggia ed altre opere-segno come questa: «Auguro che tutto possa far parlare di Dio e non di noi. Facciamo in modo che, nel nostro operato, le persone possano vedere la fede di chi crede e non l’interesse di chi opera».
Matteo Itri